«Ci sono poche professioni che hanno tanta influenza sulla società come quella del giornalismo». Spesso il rischio è di perdere di vista la dignità umana: «Spesso io ho parlato delle chiacchiere come terrorismo, di come si può uccidere una persona con la lingua.
Un articolo viene pubblicato oggi e domani verrà sostituito da un altro, ma la vita di una persona ingiustamente diffamata può essere distrutta per sempre». La speranza del Papa è che a tutti i livelli, dal direttore al semplice praticante, nelle redazioni, sia possibile approfondire un po' la realtà circostante e intercettare il bisogno di costruire una società migliore. «La critica è legittima e necessaria, così come la denuncia del male, ma questo deve essere sempre fatto rispettando l'altro».
Il presidente dell'Ordine dei giornalisti, Enzo Jacopino, lo ha ringraziato per l'udienza, raccontando di come diversi colleghi siano costretti a vivere sotto scorta oppure a vivere con qualche centinaio di euro al mese perché malpagati dagli editori. «Padre Santo si tratta di una nuova forma di schiavitù, la si può negare ma emerge con la violenza o il dolore di chi non ce la fa più». Infine monsignor Dario Viganò, prefetto della segreteria della comunicazione, ha incoraggiato la ricerca delle buone notizie. «Perché non coltivare il gusto per le notizie buone, quelle che non fanno mai capolino tra i grandi titoli dei giornali e della tv che sembrano preferire tutto ciò che è segnato da violenza o da sopraffazione».
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