I quattro cardinali avevano già inoltrato in precedenza al pontefice una riflessione simile, ma non avendo ottenuto alcuna risposta, hanno deciso di non demordere, reiterando i quesiti. “A noi sottoscritti ma anche a molti vescovi e presbiteri, sono pervenute numerose richieste da parte dei fedeli di vari ceti sociali sulla corretta interpretazione da dare al capitolo VIII della Amoris Laetitia. Con profondo rispetto ci permettiamo di chiederle di dare benevola risposta ai ‘dubia’”. I dubbi.
Brandmueller, Burke, Caffarra e Meisner precisano di volersi sottrarre al solito clichè dei conservatori e dei progressisti, perché, scrivono, “sarebbe fuori strada”. “Siamo profondamente preoccupati del vero bene delle anime, e non di far progredire nella Chiesa una qualche forma di politica. Vogliamo sperare che nessuno ci giudichi ingiustamente avversari del Santo Padre e gente priva di misericordia”. Per loro anche le coppie divorziate e risposate più consolidate continuano ad essere bollate come “conviventi more uxorio”, insomma dei fedifraghi, degli adulteri che vivono in una condizione oggettiva di peccato grave, perché il sacramento del matrimonio non è annullabile (salvo rarissimi casi). A loro giudizio la Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II impedisce una interpretazione creativa del ruolo della coscienza che non è mai autorizzata a legittimare eccezioni nelle norme morali assolute che proibiscono azioni intrinsecamente cattive per il loro oggetto.
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