L'Europa divide il centrodestra. Ppe: «Garantisce Berlusconi»

L'Europa divide il centrodestra. Ppe: «Garantisce Berlusconi»
di Marco Ventura
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Mercoledì 24 Gennaio 2018, 00:00 - Ultimo aggiornamento: 25 Gennaio, 08:25

Silvio Berlusconi? L’ho trovato in gran forma. È gagliardo, svolge un ruolo da leader nella campagna elettorale italiana e ha tutti i numeri per vincere. Garantisce sull’europeismo di tutta la coalizione di centrodestra grazie a un programma approvato, sul quale non c’è più discussione. Lui è un pilastro della famiglia del Ppe e ha il nostro appoggio totale». Manfred Weber, tedesco, è presidente del gruppo popolare al Parlamento europeo, la compagine più numerosa di europarlamentari. 

Alla cena del Ppe, lunedì a Bruxelles, Berlusconi vi ha convinti?
«Silvio è una forza trainante, uno statista con una linea chiaramente pro-Europa. È stato un onore incontrarlo e accoglierlo come membro della famiglia popolare. Il suo è lo spirito di chi vuole lavorare insieme avendo obiettivi comuni». 

Ci sono state incomprensioni in passato. Tutto risolto?
«In una grande famiglia politica come la nostra è naturale che vi siano discussioni sui contenuti tra tedeschi, italiani, spagnoli… Ciò che conta è avere un approccio familiare e amichevole nell’affrontare i problemi, e accordarsi attorno a un comune sentire. Due sono i punti importanti. Il primo è essere positivi sulle prospettive economiche, perché l’Europa sta crescendo ovunque e anche l’Italia sta cominciando a riprendersi. Vanno fatti insieme i passi necessari per crescere ancora di più. Il secondo sono le politiche migratorie. Il Ppe sostiene in pieno l’iniziativa italiana dei nostri amici popolari. L’immigrazione non è un tema solo italiano ma europeo, e impone a tutti gli europei un meccanismo di solidarietà». 

Quindi Berlusconi è a casa sua nel Ppe, è di famiglia?
«Assolutamente, senza alcun dubbio. Anzi, è un pilastro importante perché l’Italia è un Paese che conta, nell’Unione. L’approccio verso l’economia è decisivo. Al governo tedesco chiedo di investire di più. Il problema non è solo quello di osservare le regole, non è solo il disavanzo pubblico che non deve superare il 3 per cento del Pil».

Che cosa intende?
«Chi ha denaro, come la Germania ma anche l’Austria o l’Olanda, deve investire di più per aiutare gli altri a crescere: abbiamo un mercato unico e una sola area economica. Una parte deve rispettare l’altra e l’altra investire di più. E tutti contribuire a un positivo sviluppo economico».

Sarà difficile formare un governo in Italia. Approverebbe una grande coalizione tra centrodestra e Pd come in Germania tra la Merkel e i socialdemocratici di Schulz?
«Come democratico, guardo anzitutto a quello che ci dicono i cittadini. Mi auguro che i gli amici italiani del Ppe ottengano una chiara maggioranza in Parlamento. Poi, tutti i democratici dovranno sedersi al tavolo e assumersi le loro responsabilità. Il problema dell’Europa è che troppe forze politiche rifiutano questa responsabilità. In Germania, liberali e Fdp si sono rifiutati di assumerle, senza argomenti convincenti. Anche i socialisti di Schulz in un primo momento sono venuti meno alle loro responsabilità dopo il voto, in settembre, andando all’opposizione. Nessuno può dirsi un democratico e un politico serio, se abdica alle proprie responsabilità».

Una “grande coalizione” anche in Italia?
«Prima bisogna rispettare il voto dei cittadini. Poi tutti i democratici, i non populisti, colgano l’opportunità di lavorare insieme. Sarebbe positivo se Forza Italia fosse la forza che guida questo processo nel governo. Ed è molto probabile che lo sarà. Immigrazione, sicurezza, politica economica e valori identitari saranno i capisaldi del programma. Per identità intendo la difesa del nostro stile di vita. Tutti aspetti che interessano ai popolari europei e Silvio li sta mettendo al centro del dibattito. Il nostro retaggio cristiano è fondamentale, come lo è la difesa del nostro stile di vita».

Non ci saranno problemi con la Lega di Salvini?
«È stata approvata una piattaforma elettorale della coalizione che ha un approccio, un orientamento e uno spirito inequivocabilmente a favore dell’Europa. E questo dimostra che il leader del centrodestra è Berlusconi e il messaggio è quello di una forte Italia in una forte Europa». 

Come giudica l’appello dei vescovi italiani ai politici perché non facciano promesse che poi non mantengono?
«I cittadini devono poter credere nei politici. Quindi i politici devono mantenere le promesse, e fare promesse che possano essere mantenute. L’appello dei vescovi lo considero positivo e, anzi, mi auguro che tutti lo seguano. Anche perché se si fanno promesse impossibili si alimentano solo i populismi. Noi politici dobbiamo sempre essere realisti».

Il nemico comune sono i 5Stelle?
«I 5Stelle sono tra i protagonisti della campagna elettorale in Italia. Ma la competizione elettorale non è una guerra contro qualcuno. Berlusconi parla di contenuti. E fa bene. La campagna elettorale non si fa reagendo a quello che dicono gli altri. I populisti si combattono presentando le proprie idee, creando un’atmosfera di ottimismo. Abbiamo attraversato in Europa un lungo periodo di difficoltà. Adesso dobbiamo guardare al futuro. Insieme possiamo farcela».

Che Italia sarebbe con i 5Stelle al governo?
«Non speculo su questo, non c’è motivo perché succeda. Mi limito da osservatore straniero a dire che invece di promesse impossibili bisogna stare con i piedi per terra e essere pragmatici. Noi democratici dobbiamo proporre buone idee per il futuro governo. Vogliamo essere eletti non contro qualcuno, ma perché il modello che proponiamo è il migliore. E non mi riferisco solo alla politica fiscale, ma alla difesa dei nostri valori».
 

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