Centrodestra, conclave ad Arcore per sciogliere il nodo Parisi nel Lazio

Salvini, Berlusconi e Meloni (ansa)
di Mario Ajello
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Giovedì 25 Gennaio 2018, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 11:28

Riunione no-stop. Conclave infinito. Il tutto ad Arcore, a Villa San Martino, per decidere sul Lazio. La scelta del candidato presidente della Regione è diventata un rompicapo così tortuoso che l'avvocato Ghedini, ormai plenipotenziario berlusconiano, ha chiesto ai presenti - Romani, Brunetta e gli altri - di depositare su un tavolo all'entrata i telefonini. Per difendersi dai curiosi (del tipo: chi sale e chi scende? Gasparri su e Parisi giù o viceversa?) ma anche dai questuanti (io sto dentro o sto fuori?), visto che insieme al candidato governatore nel conclave di decide anche chi mettere nelle liste del Lazio per le elezioni politiche e in quale ordine e incastro.

LE TELEFONATE
Il nodo Parisi come candidato presidente potrebbe sciogliersi tra poco, ma ancora non si scioglie nonostante le ore e ore di ricerca affannata, con tanto di telefonata di Berlusconi, del sì del possibile sfidante di Zingaretti e Lombardi. Parisi vuole garanzie. Quella del ritiro di Pirozzi non gliela può dare Berlusconi, che pure al solo sentir nominare il sindaco di Amatrice va su tutte le furie perché quello non vuole fare un passo indietro (e sostiene che «Parisi non conosce il Lazio e non avrebbe tempo di studiare i problemi»); e si sente, come protestano i forzisti, nella condizione win win: con la sua ostinazione spacca il centrodestra e aiuta Zingaretti (verrà ricompensato?) oppure se il centrodestra dovesse appoggiarlo, ma non sembra proprio aria, diventa competitivo ma soprattutto si ritaglia una notorietà superiore a quella che ha adesso.

IL PARADOSSO
Il paradosso è che sul nome di Parisi tutti gli alleati, anche Salvini e Meloni, sono convinti (chi più chi meno), anche perché tutti sono stanchi di questa telenovela e del tempo perso per fare la scelta. Berlusconi, dal canto suo, ha fatto fare un sondaggio su Parisi e il report è risultato piuttosto positivo: il leader di Energie per l'Italia sarebbe sopra di cinque punti rispetto ai competitor del centrodestra. Dove però, pur senza voler esagerare, qualcuno fa notare: «Ma siamo sicuri che gli elettori di qui lo conoscano, al netto del fatto che ha concorso come sindaco di Milano?».

Berlusconi non ha dubbi: «E' la persona giusta per allargare il campo del nostro elettorato e pescare, con il suo profilo pragmatico e moderato, tra tutti coloro che sono delusi da Zingaretti». Chissà. Quel che è certo è che, più della richiesta di collegi, a Parisi sta a cuore che il suo movimento, che sta presentando le liste per le politiche, non venga sacrificato sull'altare della sua candidatura. «E' un progetto a cui credo molto, e che ha una prospettiva di lungo periodo. Non posso e non voglio rinunciarci». Il problema è che la presenza in campo del movimento di Parisi disturberebbe il centrodestra nei collegi uninominali, e la coalizione non può permettersi di avere questo concorrente sia pure minuto elettoralmente.

Si troverà la quadra, come si dice in politichese? Accettare due posti in quota Forza Italia e azzerare il proprio progetto, per Parisi non è possibile. E partire con un meno 3 per cento, la quota a cui potrebbe arrivare Pirozzi secondo alcuni sondaggi, non è considerata una buona partenza. E così, ieri, nel saliscendi della candidatura nel Lazio - dove comunque Zingaretti è dato in vantaggio nettissimo - è tornato su a un certo punto Gasparri, e ora il senatore azzurro sembra essere l'unica alternativa a Parisi. Se Berlusconi dovesse dire a lui di cimentarsi nella corsa, lui da politico di professione e di partito direbbe: sono pronto. Ma il rebus rimane rebus, e lo sarà per un altro po'. Anche se più si perde tempo e più le sottili chances di poter rivaleggiare degnamente con il candidato del Pd si assottigliano e il protagonismo di Pirozzi lievita. «48 ore per allearsi con me, oppure vado da solo», è il suo avvertimento al centrodestra. E ancora: «Parisi? Ha corso a Milano e non esistono candidati per tutte le occasioni».

LA FUMATA
Tutti dicono: «Basta che si chiude». E almeno oggi, dopo tante indecisioni e il ballo di decine di nomi rivelatisi aria fritta, potrebbe uscire da Arcore la fumata bianca. Ma anche no. «Il mio movimento non lo smonto, ho tanta gente che vi partecipa, sento la responsabilità di mandare avanti il progetto»: questo l'umore di Parisi. Ma il pressing di Berlusconi si è spesso rivelato irresistibile.

Teoricamente, il tempo per sciogliere il nodo Lazio è più lungo rispetto a quello per la presentazione delle liste alle politiche. Vanno depositate entro il 3 febbraio, e non il 29 gennaio. «E questo ci dà più tempo per pensare», dice qualcuno in Energie per l'Italia. Anche se il tempo stringe. E sono tutti stanchi di questa vicenda.

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