I PRINCIPALI NODI
La prima questione è la flessibilità europea. Renzi, come noto, vuole attivare tre clausole: quella sulle riforme, quella sugli investimenti e quella sui migranti, per un totale di 17 miliardi. Sulla clausola degli investimenti non ci sono particolari problemi. Renzi si è detto certo che l'Ue la concederà al suo livello massimo, ossia mezzo punto di Pil, circa 8 miliardi. Due terzi di questi soldi, del resto, sono già stati riconosciuti e sono già impegnati per azzerare l'aumento dell'Iva. Qualche dubbio in più c'è sulla clausola degli investimenti. Roma punta ad avere 0,3 punti di Pil. Ma per ottenere lo sconto sul deficit è necessario che il governo finanzi con risorse proprie investimenti immediatamente cantierabili. Qui sta uno dei nodi, perché questo potrebbe togliere fondi ad altri progetti del governo. Il ministro delle infrastrutture Graziano Delrio, ha spinto perché si vada in questa direzione. L'altra clausola in bilico è quella sui migranti, che doveva aggiungere un altro 0,2% di Pil al calderone delle coperture. Anche la spending sarebbe in affanno. Nel giro di tavolo tra i ministri con portafoglio, i risparmi si sarebbero fermati sotto il miliardo. Oggi, poi, Renzi dovrà fare una trattativa serrata con le Regioni. Il premier punta a ridurre di 2 miliardi il previsto aumento del Fondo sanitario. Le Regioni proveranno a contenere la riduzione ad un solo miliardo. Alla fine la spending, dai 10 miliardi previsti, potrebbe fermarsi a circa 6. Altro appuntamento importante, sempre oggi, ci sarà con il ministro del lavoro Giuliano Poletti. La decontribuzione è un cantiere ancora aperto. Sarà confermata per il 2016 e per i due anni successivi, ma con importi decrescenti. Si dovrebbe partire da 4 mila euro (a fronte degli attuali 8 mila) e poi scendere. Ma le cifre sono ancora ballerine.