Veti incrociati M5S-Lega: leggi e nomine bloccati

Veti incrociati M5S-Lega: leggi e nomine bloccati
di Marco Conti
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Giovedì 28 Giugno 2018, 07:18 - Ultimo aggiornamento: 10:49
Il governo del cambiamento va avanti in surplace. Sette consigli dei ministri, compreso quello di ieri sera, e solo un paio di decreti. L'ennesimo vertice a quattro - Conte, Di Maio, Salvini, Giorgetti - martedì sera sulle deleghe dei sottosegretari ancora tutte da decidere. Molto poco per chi aveva promesso di partire a razzo. Invece l'attività del governo langue e langue il lavoro delle commissioni parlamentari. A ruota anche Camera e Senato segnano il passo mentre le ferie si avvicinano anche per i parlamentari.

IL VIGILE
Aboliti i preconsigli, i ministri si presentano alle riunioni con argomenti in ordine sparso e poco approfonditi. Le riunioni durano pochi minuti visto il poco che c'è da discutere. Per il consiglio dei ministri di ieri Luigi Di Maio aveva promesso il Decreto dignità, ma in consiglio è arrivato solo lo slittamento per i benzinai della fattura elettronica. Costo per l'erario circa 200 milioni di euro per il mancato gettito. Per il resto si aspetta perchè le risorse sono poche e su quelle vigila il ministro per l'Economia Giovanni Tria. Le idee non mancano. Così come gli annunci che però gli uffici legislativi dei ministeri, guidati spesso da capi di gabinetto ancora in rodaggio, faticano spesso a tradurre gli annunci in organici progetti di legge capaci di reggere alle normative nazionali e europee. La Lega pensa di trovare risorse dalla cosiddetta pace fiscale. Una sorta di condono. Ma per fare cassa non bastano le multe per divieto di sosta non pagate in tempo, ma se così non fosse c'è il rischio che la misura venga interpretata come una norma salva grandi evasori che non piace al M5S. Problemi li ha invece la Lega sull'annunciata multa per le imprese che delocalizzano nei paesi Ue. La misura rischia di non essere sostenibile con Bruxelles visto che non si può punire chi sposta uno stabilimento in un paese della Comunità. Inoltre poiché la pratica della delocalizzazione ha riguardato molte il Nord, il Carroccio ha più di un dubbio. Anche l'annunciata abolizione dello staff leasing è tornata nel congelatore per il timore di colpire anche il lavoro stagionale.

IL DANNO
I problemi di copertura non mancano, li ammette anche il ministro Di Maio, e si intrecciano con quello dei rapporti interni alla maggioranza. Un altro esempio è dato dallo stop che si vorrebbe imporre - sempre per decreto - alla pubblicità dei giochi d'azzardo. Nei giorni scorsi i sottosegretari Giancarlo Giorgetti, che ha anche la delega allo Sport, e Vito Crimi, che ha la delega all'Editoria, ha subito la reazione di chi ritiene un danno per i settori visto che si taglierebbero sponsorizzazioni e pubblicità. Dal divieto del gratta e vinci alla legittima difesa il passo può sembra azzardato, ma anche su quest'ultima misura - che sta molto a cuore alla Lega - i problemi non mancano. A Di Maio non piacciono gli italiani armati e questo si sapeva, ma Salvini insiste e ieri l'ha definita una priorità. Di rinvio in rinvio anche i provvedimenti annunciati per i rider. Dopo la minaccia di abbandona delle principali piattaforme che permettono la consegna a domicilio, Di Maio si è preso altro tempo e lunedì riprenderà gli incontri con le categorie. Fiore all'occhiello del governo del cambiamento è il reddito di cittadinanza diventato una promessa costante per i grillini.

Rischia però di esserci poco cambiamento nell'annuncio, fatto sempre dal vicepremier grillino, dell'istituzione a palazzo Chigi di una cabina di regia attraverso la quale porre le basi per l'avvio della misura. Fuori dal politichese, i soldi non ci sono e usare i fondi europei «è impossibile», come avverte il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani. Secondo calcoli del M5S servirebbero un paio di miliardi per trasformare i centri per l'impiego e quindici per metterlo a regime. Risorse che non ci sono e che la Lega non si affanna a cercare visto che al Nord la misura viene impietosamente percepita dagli elettori lumbard come «soldi ai fannulloni». Non va molto meglio sul fronte delle nomine nelle aziende pubbliche. Per la Cassa Depositi e Prestiti occorrerà attendere metà del mese prossimo. L'11 luglio Camera e Senato hanno messo in cantiere l'elezione dei componenti del Cda di viale Mazzini. Sulle nomine Rai e la scelta dei componenti dei cda di altre aziende pubbliche, (Ferrovie in testa), si misurerà la capacità di Lega e M5S di mettere insieme discontinuità e competenze.
 
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