Siria, l'aeroporto della morte colpito per tagliare fuori Damasco

Siria, l'aeroporto della morte colpito per tagliare fuori Damasco
di Flavio Pompetti
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Sabato 8 Aprile 2017, 08:53
WASHINGTON La base aerea di Shayrat, attaccata nelle prime ore della mattina di venerdì dai Tomahawk americani, è il secondo avamposto militare che i russi hanno stabilito in Siria da quando hanno deciso di intervenire nel conflitto, nel settembre del 2015. Il primo è quello di Khmeimim nelle prossimità di Latakia, il promontorio sul Mar di Levante che guarda l'estremità nord orientale dell'isola di Cipro. Latakia è servita per gli attacchi iniziali dell'aviazione russa, concentrati sui gruppi di miliziani ceceni e su quelli della Free Syrian Army. Ma quando si è trattato di intervenire sul fronte interno, per la riconquista di Palmira e l'offensiva su Deir Ez Zor, la distanza tra la costa e la regione interna si è rivelata proibitiva, specie per gli elicotteri di appoggio alle operazioni. Per questo motivo i russi hanno potenziato la pista di Shayrat, che si trova a sud est di Homs e a 150 km da Palmira. Ma a dicembre, quando parte della forza di intervento russa ha cominciato a ritirarsi, la base è rimasta nelle mani per lo più di iraniani e siriani. L'aeroporto ha una pista di 3 km, capace di ospitare ogni classe di aereo, e dispone di 45 hangar rinforzati per la protezione contro i bombardamenti. Il suo utilizzo avrebbe permesso all'aviazione moscovita di portare il numero complessivo degli aerei da guerra dislocati in Siria oltre le cento unità.

GLI OBIETTIVI
Gli americani non hanno ancora comunicato dati conclusivi sull'esito della missione, quindi bisogna fare affidamento su alcune immagini satellitari, e sui rapporti di parte siriana come quello del governatore di Homs, il quale ha dichiarato un totale di 16 vittime, tra le quali nove civili e quattro bambini. Per contro gli abitanti della zona raccontano di non aver visto un traffico di mezzi in corsa verso gli ospedali, che avrebbe giustificato tali numeri tra le vittime. Gli artiglieri statunitensi avrebbero cercato di evitare con la massima cura di colpire le baracche che ospitavano i pochi soldati russi al momento dell'attacco, e si sarebbero concentrati sui depositi di carburante, sugli hangar e sulla pista. Fonti anonime dell'esercito Usa hanno detto alla Fox che il conto degli apparecchi danneggiati e messi fuori uso è di 20, tutti jet, dal momento che non c'erano elicotteri. Un funzionario del gruppo britannico Syrian Observatory for Human Rights presente sul posto ha contato una dozzina di hangar raggiunti dai missili, oltre ad un centro operativo della Difesa siriana. Le immagini diffuse dal satellite mostrano però che molti dei ripari hanno resistito alle esplosioni, e ancora contengono aerei lasciati intatti. Allo stesso tempo la pista non sembra avere subito danni di rilievo, eccetto una buca di piccole dimensioni visibile nelle immagini distribuite. In serata sulle reti televisive americane si parlava addirittura di una ripresa delle operazioni di volo, non confermata da fonti ufficiali.