Questa è la procedura del senato Usa: una legge viene messa al voto solo se almeno 60 senatori su 100 sono d’accordo. I 41 possono infatti effettuare il cosiddetto “filibuster”, l’ostruzionismo, e il portavoce della Casa Bianca, Josh Earnest lo ha chiaramente suggerito ieri pomeriggio, quando ha ricordato come i repubblicani abbiano spesso nel passato fatto ricorso al filibuster per affossare una legge voluta da Obama e dai democratici. Ebbene, ora secondo la Casa Bianca sono i democratici che devono farlo: “Devono compiere tutti i passi necessari per impedire che il Congresso minacci l’accordo” ha detto Earnest.
Non è chiaro però se i democratici – pur essendosi schierati con Obama – sceglieranno di ricorrere al filibuster, una procedura che hanno spesso criticato. Quel che è certo è che Obama farà pressioni per proteggere l'intesa che prevede il blocco del programma nucleare dell'Iran per almeno dieci anni in cambio della fine delle sanzioni da parte degli Usa, della Ue e dell'Onu. Il presidente sembra anzi aver deciso di togliersi i guantoni. Forse perché è sulla dirittura finale del suo mandato, e vuole assicurarsi un posto nei libri di storia, ma sull’intesa siglata dal Gruppo dei 5+1 con Teheran sta combattendo come non ha fatto ad esempio per la riforma sanitaria.
Lo scopo del video è anche di sfatare molte delle denunce che verranno scandite oggi a Washington durante una manifestazione contro l’accordo con l’Iran. Alla manifestazione ci sarà anche Donald Trump, leader nel campo repubblicano nella corsa presidenziale, che ha fatto sue molte delle affermazioni di Cheney.
Va ricordato che negli ultimi giorni Obama ha incassato il sostegno di un altro illustre ex della precedente Amministrazione, il segretario di Stato Colin Powell, che ha dato parere positivo sul trattato. Anche lui, come tanti altri, ha ammesso che non si tratta di un accordo perfetto, ma che è il meglio che si possa ottenere così come stanno le cose. E’ noto che vari esponenti dell’establishment repubblicano la pensano privatamente allo stesso modo, ma evitano di esprimerlo pubblicamente per rispetto verso Israele, che teme fortemente l’accordo e ha assunto una posizione drasticamente contraria, effettuando pressioni sul Congresso che lo stesso Wall Street Journal ha definito “senza precedenti”.
Non del tutto scontato, è arrivato a Obama anche il sostegno del presidente del parlamento iraniano, Ali Larijani, in questi giorni a New York. Larijani ha detto, in una intervista alla National Public Radio, che per lui "l'accordo non è perfetto" soprattutto perché concede agli Usa più diritti che all'Iran, ma che prevede che il congresso iraniano lo accetterà
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