Egitto, Morsi condannato a morte per la fuga dei leader della Fratellanza

Egitto, Morsi condannato a morte per la fuga dei leader della Fratellanza
3 Minuti di Lettura
Sabato 16 Maggio 2015, 11:45 - Ultimo aggiornamento: 17 Maggio, 16:26

Prima condanna a morte per il deposto presidente egiziano Mohamed Morsi, leader politico dei Fratelli musulmani: dopo i 20 anni di carcere inflitti il mese scorso, la sentenza capitale è stata pronunciata in un altro dei cinque processi in cui è alla sbarra dopo la sua deposizione di due anni fa.

Si tratta del procedimento sul suo ruolo in un'evasione di massa del 2011 e in due settimane di attende un verdetto, peraltro ancora appellabile.

Proprio nelle ore in cui veniva pronunciata la sentenza un gruppo di attentatori ha ucciso tre giudici - ferendone un quarto - nel Sinai settentrionale: in un'inquietante coincidenza temporale che, almeno secondo fonti della sicurezza, rappresenta una diretta reazione alla condanna di Morsi da parte di jihadisti egiziani alleati dell'Isis.

Nell'attacco ad un automezzo che trasportava i giudici ad Al Arish, è rimasto ucciso anche l'autista. Le autorità hanno alzato al massimo livello l'allerta sicurezza in tutto il paese anche se le operazioni di guerriglia dei terroristi filo Isis del gruppo «Ansar Beit al-Maqdis» sono concentrati nel nord del Sinai dove si contano centinaia di vittime tra jihadisti e forze di sicurezza. In Egitto da mesi c'è allarme per una deriva terroristica di frange della Fratellanza musulmana, peraltro messa al bando nel dicembre 2013 proprio con questa accusa. Primo presidente eletto dopo la caduta del rais Hosni Mubarak, l'islamista Morsi era stato a sua volta defenestrato dopo appena un anno da una rivoluzione popolar-militare guidata dall'attuale presidente Abdel Fattah al-Sisi per sventare il rischio di un Egitto polveriera trasformatosi in una sorta di Gaza, però 50 volte più popolosa.

L'ex-presidente è stato condannato assieme ad altri 105 dei 130 imputati e la sentenza riceverà un parere segreto e non-vincolante del Gran Muftì, un'autorità religiosa di nomina governativa e per il 2 giugno è fissato il verdetto. Le accuse riguardano le evasioni di quasi 24 mila detenuti da diversi carceri egiziani nella notte del 28 gennaio 2011, tre giorni dopo l'inizio della rivoluzione che in febbraio avrebbe spodestato Mubarak e al cui inizio aveva visto l'arresto e reclusione di Morsi nella prigione di Wadi el Natroun, circa cento chilometri a nord del Cairo. Nella confusione, molti secondini era fuggiti e uomini armati ebbero gioco facile a liberare migliaia di detenuti tra cui Morsi, che uscì sotto i riflettori di Al Jazeera, la tv-megafono del Qatar, rivale geopolitico dell'Egitto di Sisi. Tra i condannati (solo 27 sono gli imputati alla sbarra mentre il resto è in contumacia) ci sono anche 70 palestinesi: l'accusa sostiene siano militanti di Hamas infiltratisi in Egitto attraverso tunnel per liberare i loro confratelli egiziani.

Il bilancio ufficiale dell'evasione da Wadi el Natroun è di un agente ucciso e diversi feriti, ma i media parlano di più morti. È stato condannato a morte, ancora una volta, anche la Guida suprema della Fratellanza, Mohamed Badie, e il telepredicatore sunnita Yussef al Qaradawi, considerato la guida spirituale della Fratellanza musulmana e da anni residente a Doha, in Qatar, da dove conduce tra l'altro un programma televisivo proprio su Al Jazeera. Nella gabbia degli imputati, alla lettura della sentenza Morsi ha alzato il pugno in segno di sfida e altri condannati hanno urlato «abbasso il regime militare». Morsi è invece rimasto fuori dal novero dei condannati alla pena capitale di un processo parallelo, quello per il cosiddetto «spionaggio per Hamas», in cui le condanne hanno colpito vari dirigenti di spicco della fratellanza.

© RIPRODUZIONE RISERVATA