Usa, dopo un tentato suicidio riceve un trapianto facciale, un anno dopo incontra la moglie del donatore

Usa, dopo un tentato suicidio riceve un trapianto facciale, un anno dopo incontra la moglie del donatore
di Federica Macagnone
4 Minuti di Lettura
Venerdì 10 Novembre 2017, 19:53 - Ultimo aggiornamento: 11 Novembre, 15:52

È stato difficile per Lilly Ross trattenere le lacrime quando ha accarezzato le guance di Andy Sandness, l'uomo sfigurato al quale era stato trapiantato il volto di suo marito Calen Ross, morto suicida nel giugno 2016. Arrivata tesa all'appuntamento insieme al figlioletto Leonard, che ha poco più di un anno, ha sentito tutto il nervosismo allentarsi in una sensazione di calma e felicità e sciogliersi in un pianto liberatorio nel vedere che, grazie al suo gesto di generosità, quell'uomo poteva nuovamente aprirsi alla vita dopo essersi seminascosto per la vergogna per dieci anni. «Dopo la morte di mio marito - ha detto Lilly dopo un abbraccio commovente con Andy - avvenuta quando ero all'ottavo mese di gravidanza, avevo bisogno di un motivo di vita per andare avanti e volevo che un giorno mio figlio sapesse che cosa era stato capace di fare suo padre per aiutare gli altri. Lui aveva deciso di donare i suoi organi. Mi dissi: "Questa è la mia chiamata, lo faremo". Perché non farlo, se si possono aiutare tante persone?». E nel nuovo volto di Andy, Lilly ha ritrovato il senso di tutto. «Sono piena di gioia sapendo che Calen ha dato un po' di se stesso per regalare una vita migliore agli altri». 
 

 

L'odissea di Andy era cominciata due giorni prima del Natale 2006: a 21 anni, in preda alla depressione, tentò il suicidio si puntò un fucile sotto il mento e si sparò. Un attimo dopo capì di aver fatto un errore: «Per favore, non lasciatemi morire» disse all'amico poliziotto che lo soccorse. Portato in condizioni disperate dalla sua casa di Newcastle, nel Wyoming, in ospedale, fu poi trasferito alla Mayo Clinic di Rochester, nel Minnesota, dove conobbe Samir Mardini, chirurgo plastico specializzato in ricostruzione facciale e che da allora non lo ha mai abbandonato. Dopo mesi passati attaccato a un respiratore e alimentato dai macchinari, Mardini avviò l'opera di ricostruzione del suo volto utilizzando muscoli della gamba e dell'anca: il viso non esisteva più, erano scomparsi naso e bocca, non vedeva più dall'occhio sinistro e gli erano rimasti solo due denti. Dopo otto operazioni in quattro mesi e mezzo Andy fu dimesso e tornò a casa. Aveva iniziato a lavorare nei giacimenti di petrolio, ma il suo volto, con una scomoda protesi provvisoria al naso, era comunque sfigurato e lui si sentiva relegato ai margini della società, tanto da limitare allo stretto indispensabile le sue uscite per non sentirsi osservato e non spaventare nessuno: un'esistenza a metà, fatta di fughe dagli sguardi della gente. 

Un barlume di speranza arrivò nel 2012, quando il dottor Mardini lanciò un programma per il trapianto facciale e gli comunicò che non c'era candidato migliore di lui per sottoporsi all'operazione. Dopo che i medici si esercitarono per tre anni e mezzo sui cadaveri, nel giugno 2016 la sua strada si incrociò con quella del suo donatore, Calen "Rudy" Ross, un 21enne che, in seguito a una forte depressione, si era ucciso sparandosi. La sua compagna Lilly, all'ottavo mese di gravidanza, pur disperata, ebbe comunque la forza di esaudire l'ultimo desiderio del suo partner: donare polmoni, reni e cuore per salvare altre vite. I medici faticarono per convincerla a donare anche il volto, ma dopo una resistenza iniziale la ragazza accettò. «Ero scettica - spiegò Lilly - Non avrei mai voluto andare in giro per strada e rischiare di ritrovarmi di fronte la faccia di Calen». Una volta ottenuto l'ok, il team medico - 60 persone tra chirurghi, infermieri, anestesiologi e altri - entrò in sala operatoria per un intervento durato 56 ore: 24 per asportare tessuto, ossa e nervi del donatore, 32 per impiantarli. Ora, a oltre un anno dall'intervento, Andy segue ancora le terapie antirigetto e deve allenare quotidianamente tessuti e nervi del volto, ma ha comunque ripreso in mano la propria vita e riattivato i suoi contatti sociali. «Voglio dimostrarti - ha detto a Lilly - che il tuo dono non è andato sprecato».

Andy e Lilly dicono di sentirsi parte della stessa famiglia, ora, e lui ha assicurato che contribuirà a incrementare un fondo istituito per gli studi del piccolo Leonard. Per lei, l'incontro ha rappresentato una svolta dopo un anno che non dimenticherà mai, contrassegnato da funerali, nascita del bimbo, decisioni sulla donazione degli organi. «È successo tutto così velocemente - ha detto Lilly, sorpresa nel vedere che il marito e Andy, prima che si sparasse, erano simili non solo fisicamente ma anche nella passione per la caccia e la vita all'aria aperta - Adesso conoscere Andy è stato come la chiusura del cerchio. È bellissimo vedere che sta bene e che sta riprendendo la sua vita».