Orrore a Los Angeles, donna rinchiusa viva nel frigorifero dell'obitorio. I medici: «Morta dentro la cella»

Orrore a Los Angeles, donna rinchiusa viva nel frigorifero dell'obitorio. I medici: «Morta dentro la cella»
di Anna Guaita
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Giovedì 3 Aprile 2014, 22:54 - Ultimo aggiornamento: 5 Aprile, 09:29
​NEW YORK – Morire sepolti vivi una delle grandi ataviche paure del genere umano. Per la povera signora Maria de Jesus Arroyo una signora di 80 anni di Los Angeles, a quell’orrore se ne è aggiunto un altro: si è ritrovata nel box frigorifero dell’ospedale, un loculo a temperature gelide chiuso sigillato. Da come gli operatori dell’impresa pompe funebri hanno poi trovato il corpo della signora, con lividi e tagli sul volto e le mani, e il naso rotto, un patologo non ha potuto trarre che una conclusione: “Queste ferite non sono avvenute dopo il decesso. C’è una sola possibile spiegazione: Maria era viva quando è stata posta nell’unità frigorifera. E questo di certo ha causato grande terrore e sofferenza alla signora nei suoi ultimi minuti di vita”. Maria Arroyo era stata riconosciuta dagli addetti del pronto soccorso “deceduta per infarto”. E’ stato invece poi stabilito che la signora è morta in seguito, di asfissia.



Questa raccapricciante avventura è avvenuta nel 2010, ma solo oggi, dopo una serie di complicati percorsi nei tribunali, la corte d’Appello della California ha riconosciuto alla famiglia il diritto di far causa per malpractice medica all’ospedale di Los Angeles dove la signora ha perso la vita.



Questi i fatti: la sera del 25 luglio 2010, i familiari hanno trovato la signora svenuta, per terra. Hanno chiamato l’ambulanza, e quando Maria è arrivata all’ospedale, il suo cuore era fermo e ogni tentativo di farlo ribattere sono falliti. Così ne è stata decretata l’avvenuta morte e i familiari sono stati chiamati a darle l’estremo saluto. Da lì il corpo è stato trasferito dentro un body bag, il sacco plastico adibito al trasporto dei cadaveri, e conservato nei cassetti frigoriferi nella morgue, in attesa che i familiari definissero le modalità di sepoltura.

Dopo quattro giorni sono arrivati gli addetti delle pompe funebri, che sono riumasti sgomenti nel trovare che la cerniera del sacco era aperta, e che il corpo presentava numerose abrasioni, tagli e lividi, e aveva addirittura il naso rotto.



I figli e il marito della signora hanno fatto causa all’ospedale, per il trattamento oltraggioso del corpo. Ma nel prepararsi al processo hanno sentito anche il parere di un patologo, che è stato categorico nel sostenere che quei danni non potevano essere stati causati dopo il decesso. E’ stato così che la famiglia ha ritirato la causa e ne ha intentata un’altra, molto più grave, per malpractice medica. Imprevedibilmente, nel 2012 un giudice dette loro torto per una questione tecnica: avevano fatto causa dopo lo scadere di un anno di tempo, il limite massimo concesso per denunciare un ospedale. Solo dopo aver fatto ricorso in appello, la famiglia Arroyo si è visto riconoscere il diritto di citare l’ospedale. Come hanno detto i giudici del secondo distretto della California il ritardo era ammissibile e giustificato perché "la famiglia non sapeva e non aveva ragione di sospettare che la signora era viva quando è stata posta nel reparto frigorifero della morgue”. Quella orribile scoperta è venuta solo due anni dopo e per caso, e per questo i signori Arroyo possono ora procedere con la loro denuncia e chiedere che l’ospedale paghi.



Ma anche se vinceranno la causa, al mondo non esiste somma che possa consolare una famiglia che abbia vissuto una simile terrificante esperienza: “E’ un caso che mi tiene sveglio la notte” ha detto l’avvocato della famiglia, Scott Schutzman.
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