I cacciatori di miele che "parlano" con gli uccelli: in Mozambico la strana alleanza tra uomini e volatili

I cacciatori di miele che "parlano" con gli uccelli: in Mozambico la strana alleanza tra uomini e volatili
di Antonio Bonanata
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Venerdì 22 Luglio 2016, 17:19
Dal cane ai falconi, sono diverse le specie animali con cui l’uomo è riuscito a instaurare una forma di comunicazione, per impartire ordini o esprimere un apprezzamento. Si tratta, tuttavia, di specie addomesticate, sottoposte a un lungo e spesso difficile processo di apprendistato, che attraverso la ripetizione di una serie di comandi riesce a trasmettere un preciso messaggio.

Eppure in natura capita molto raramente che l’uomo riesca a comunicare anche con animali selvatici. In Africa, ad esempio, all’interno della riserva naturale di Niassa in Mozambico, alcuni cacciatori interagiscono con una specie di uccello ghiotto di miele, in grado di guidarli verso i nidi di api per raccogliere il dolce nettare. Per ricambiare, i cacciatori lasciano loro la cera d’api, una delizia per i volatili che li hanno guidati fino ai nidi, nascosti nei tronchi degli alberi.

Non è la prima volta che si sente parlare di questa insolita modalità di interazione: già nel XVI secolo, un missionario portoghese ne aveva scritto, ma poi la notizia era stata bollata come sciocchezza e non aveva più avuto seguito. Ora uno studio, pubblicato su Science e condotto dalla biologa dell’evoluzione Claire Spottiswoode, che insegna presso le università di Cambridge e Cape Town, dà nuovo risalto al fenomeno. Nello specifico, i cacciatori di miele richiamano l’attenzione degli uccelli attraverso un particolare suono della bocca, un trillo subito seguìto da una specie di grugnito, che suona come “brrr-hm”: quello è il segnale che fa capire agli uccelli che sono ansiosi di seguirli alla scoperta dei nidi, spiega la professoressa Spottiswoode.

«Il richiamo raddoppia fino al 66 per cento la possibilità per i cacciatori di essere guidati dagli uccelli ed aumenta le chances di trovare i nidi di api fino al 54 per cento, dall'iniziale 17 che si otterrebbe usando altri tipi di richiami, suoni animali o umani per attrarli. Gli uccelli usano il suono come un’informazione per scegliersi questo speciale partner nella ricerca del miele» continua l'autrice dello studio. Bisogna ricordare che negli anni Ottanta gli scienziati ebbero modo di documentare che, in alcuni casi, erano gli stessi uccelli a manifestare la volontà di cooperare con gli uomini, emettendo un suono ben distinto e svolazzando da un albero all’altro per attirare l’attenzione.

La professoressa Spottiswoode, nell’ambito della sua ricerca, ha intervistato  una ventina di cacciatori Yao, popolazione africana diffusa in Malawi e Mozambico, presente all’interno della riserva naturale di Niassa. Rispondendo alle domande della ricercatrice, gli intervistati hanno dichiarato di non conoscere l’origine di questo strano richiamo. Non si tratta, tuttavia, dell’unico caso di interazione collaborativa tra un essere umano e un animale selvatico: anche i delfini, ricorda sempre la Spottiswoode, cooperano a volte con i pescatori nella ricerca di branchi di pesci. Gli uccelli ghiotti di miele, mette però in guardia la biologa, non sono del tutto innocui: come il cuculo, depongono le uova nei nidi di altri uccelli e i cuccioli uccidono gli altri piccoli, colpendoli con ganci taglienti sferrati dai loro becchi.
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