Usa, collaboratrice del sindaco di New York: «Bill Clinton provò a portarmi a letto»

Usa, collaboratrice del sindaco di New York: «Bill Clinton provò a portarmi a letto»
di Federica Macagnone
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Venerdì 17 Luglio 2015, 18:58 - Ultimo aggiornamento: 18 Luglio, 17:01
Quando dopo la cena del Partito democratico lesse il il bigliettino che aveva fatto scivolare verso di lei l'uomo che le era seduto accanto, restò assolutamente sconvolta e si sentì completamente umiliata.



Aveva 24 anni, era un'entusiasta attivista politica, aveva parlato tutto il giorno con quell'uomo carismatico durante una raccolta fondi per il partito e si sentiva estasiata per il feeling che si era creato tra loro al primo incontro: non le sembrava vero che il governatore dell'Arkansas in persona l'avesse posta al centro delle sue attenzioni e ascoltasse con interesse le sue idee su temi rilevanti come l'istruzione o le gravidanze adolescenziali e l'istruzione.



Invece quel biglietto distrusse tutto il suo castello di carte: quell'uomo aveva scritto il numero della propria stanza d'albergo all'Holiday Inn e un punto interrogativo. Voleva sapere se quella notte l'avrebbe raggiunto in camera. E dopo averle dato il biglietto continuò a guardarla con aria interrogativa, aspettando una risposta che non arrivò mai: lei non andò.



Era il 1984, Stato del Mississippi. Quell'uomo era l'allora 38enne Bill Clinton, futuro presidente degli Stati Uniti. Lei era Karen Hinton, che attualmente lavora nell'ufficio stampa del sindaco di New York, Bill de Blasio. Quell'approccio un po' volgare è raccontato nel libro "Uncovering Clinton” di Michael Isikoff, pubblicato nel 1999, quando Karen era ancora una semisconosciuta collaboratrice di Andrew Cuomo, all'epoca segretario del Dipartimento per la casa e lo sviluppo urbano proprio sotto la presidenza Clinton. L'episodio è stato riesumato in questi giorni dal sito Capital New York, guarda caso proprio nel periodo in cui Hillary Clinton è impegnata nella raccolta fondi per la campagna elettorale in vista delle prossime presidenziali americane.



«Ero felice - raccontava Karen a proposito di quella giornata con Clinton - di aver parlato con lui per tutto quel tempo, pensando che era interessato a quello che avevo da dire. È difficile da descrivere, ma il modo in cui mi guardava era evidente per tutti quelli che ci stavano intorno, è stato un flirt in diretta: e invece tutto quello che lui stava pensando era come riuscire a mettere le mani sotto i miei vestiti. Quando ho letto il biglietto si è rotto l'incantesimo e ho capito: mi sono sentita umiliata».



Molti anni dopo, quando esplose il "caso Lewinsky", Karen fu tra i pochi esponenti del partito democratico a esporre pubblicamente le proprie critiche al presidente Clinton. «Perché - disse - a nessuno importa di avere un presidente che entra in una stanza, vede una donna e decide di farla sua senza preoccuparsi minimamente di come quella donna possa sentirsi?».



Karen raccontò anche di un sua amica, figlia di un importante politico, che Clinton tentò di sedurre mentre era in visita a casa del padre, chiedendole senza mezzi termini se voleva dormire con lui: anche in quell'occasione Bill fu respinto.



In questi giorni un portavoce di Clinton ha detto di non voler commentare la questione, e Karen Hinton ha fatto lo stesso. Phil Walzak, portavoce di de Blasio, ha liquidato la vicenda dicendo che si tratta di una "vecchia storia".