Allarme dell'Unicef: 30 milioni di bambini non vanno a scuola a causa delle guerre

Il portavoce Unicef, Andrea Iacomini, in una zona in emergenza
di Lorenzo De Cicco
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Mercoledì 10 Settembre 2014, 14:36 - Ultimo aggiornamento: 11 Settembre, 18:56
Oltre 30 milioni di bambini in tutto il mondo non potranno andare a scuola perch vivono in situazioni di emergenza o in Paesi colpiti da conflitti. Succede negli stati lacerati dalla guerra - quindi in Siria, nella Striscia di Gaza, in Ucraina - ma anche nelle zone dove il virus Ebola sta mietendo migliaia di vittime, dalla Liberia alla Sierra Leone.



La denuncia arriva dall'Unicef, che ieri ha diramato un report sull'istruzione nei paesi in guerra o colpiti da carestie e epidemie. È un allarme a tutto campo quello lanciato dall'organizzazione dell'Onu, che punta i riflettori sulle vittime più indifese dei grandi conflitti che si stanno consumando nello scacchiere internazionale.



Ucraina, Siria, Iraq. «Molte scuole sono state attaccate e milioni di bambini sfollati sono stati costretti a lasciare le proprie case e gli studi», spiega l'agenzia delle Nazioni Unite. Solo nella Striscia di Gaza dove «almeno 501 bambini sono stati uccisi a Gaza durante il conflitto e oltre 3.374 sono stati feriti», viene evidenziato che «oltre 100 scuole che sono state utilizzate come rifugi da oltre 300 mila persone sfollate durante il conflitto, devono essere ristrutturate».



Nella Nigeria stretta nella morsa dei jihadisti islamici di Boko Haram, Unicef ricorda che «nel nord est del Paese studenti e insegnanti sono stati uccisi o rapiti, e più di 200 ragazze non sono state ancora liberate». Nella Repubblica Centrafricana secondo una recente indagine, «un terzo delle scuole sono state colpite da colpi di arma da fuoco, o date alle fiamme, o saccheggiate o occupate da gruppi armati».



E ancora: in Siria «circa 3 milioni di bambini, metà degli studenti siriani, non stanno frequentando le scuole in modo regolare». Mentre, in Ucraina, «a causa dei recenti combattimenti, circa 290 scuole sono state distrutte o danneggiate».



Non sono solo i conflitti e la barbarie del terrorismo a minare l'educazione dei bambini. In Liberia, dove l'Ebola ha già ucciso 1.089 persone su 1.871 casi «le scuole resteranno chiuse fino alla fine dell’anno a causa dell’epidemia». A farne le spese saranno oltre 3,5 milioni di bambini. E la situazione è la stessa in Sierra Leone, dove il virus ha già fatto 491 vittime.



Nelle situazioni di emergenza, spiega Andrea Iacomini, portavoce di Unicef Italia, «l’istruzione è un’ancora di salvezza, consente di superare i traumi, di dare un senso di normalità alle vite spezzate di milioni di fanciulli, dove di normale non resta ai loro occhi innocenti più nulla o quasi. Senza le conoscenze, le competenze e il sostegno che l’istruzione garantisce come possono questi bambini e ragazzi ricostruire le loro vite e le loro comunità?».



L'Unicef è impegnato in prima linea, «ma sono programmi sotto finanziati a causa del numero record di emergenze. E non lo possiamo accettare e non dovremmo consentirlo anche se la pace tarda ad arrivare», conclude Iacomini.
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