Valentina Bollenback, tra le responsabili della ong in Serbia, raccontava nei giorni scorsi che a Presevo «le madri sono in difficoltà perché non riescono a tenere i loro bambini al caldo e al sicuro. Vediamo bambini con labbra e mani livide, febbre alta e problemi respiratori». Ma a Presevo dove c'è un centro di accoglienza attrezzato, sono pochi quelli che scelgono di fermarsi.
SFINITI MA IN CAMMINO
La marcia continua, nonostante il freddo e il vento gelido, e le immagini diffuse ritraggono il dramma di questo esodo infinito: le madri sfinite tengono i loro figli più piccoli stretti e avvolti in coperte, i bambini più grandi portano buste di plastica tenendole anche con i denti, gli adulti si fanno carico dei pesi più grandi.
Non ci sono riusciti i muri e i fili spinati, non ci riesce il clima a fermare questo cammino verso la speranza. Anche se i media tedeschi ha raccontato la storia di aspiranti rifugiati iracheni che una volta raggiunta la “terra promessa” sono voluti tornare indietro. E Berlino volentieri ha offerto loro il biglietto di ritorno, in aereo. Ma si tratta di storie che fanno più colore che realtà: sono migranti che non sopportavano di essere confinati in palestre trasformate in centro d'accoglienza, in attesa di un asilo politico che è garantito solo ai siriani, in fuga da una guerra.
I DUE VALICHI
Ma nonostante il freddo, e l'acqua gelida del mare, arrivano in Grecia almeno mille persone al giorno, fino anche a millecinquecento. «Oltre a rischiare la vita durante la traversata, i bambini arrivano in condizioni drammatiche, con le labbra blu e chiari segni di ipotermia» avverte Raffaella Milano di Save the Children. Ventisette bambini sono morti nelle acque dell'Egeo nell'arco di appena sette giorni. Fatale è stata anche la temperatura gelida dell'acqua.
Quanto poco il freddo possa fermare il grande esodo lo dimostra la popolarità che sta avendo - sia pure su numeri ancora piccoli - quella che è stata chiamata la “rotta polare”. È quella che passa dalla regione russa di Murmansk, e che confina con due valichi per la Finlandia. Si passa dalla Russia, per raggiungere anche la Norvegia.
Ma subito Oslo ha provato a scoraggiare i migranti della “rotta polare”, rimpatriando parte di loro verso la Russia. E la Finlandia ha fatto sapere che farà lo stesso con i migranti passati attraverso i valichi con la Russia, se non verranno accettate le loro richieste d'asilo. Ma non c'è decisione che si affranchi dalla pietà e che sia sufficiente a fermare una speranza come questa, la speranza di popoli in cammino.