La confessione. I due hanno confessato di essere i soli responsabili della bravata. Hanno agito per «passatempo» e non era la prima volta che lo facevano. Una volta avevano provato il brivido di nascondersi in una delle quattro nicchie della galleria lunga 390 metri e guardare sfrecciare i treni a poca distanza da loro. Poi era seguita un'escalation, su imitazione di altri adolescenti del loro gruppo: prima i sassi sui binari, poi i blocchetti di cemento e infine le griglie di ferro. Anche in quest'occasione i due ragazzi si sono incontrati a Ponte Lambro, sono entrati nella galleria e si sono nascosti in una nicchia, dove hanno atteso il passaggio di un treno. Poi hanno raccolto le canaline di cemento e le grate e le hanno posizionate sui binari, sono usciti dalla galleria e a piedi sono arrivati alla stazione di Caslino d'Erba, dove hanno spostato una telecamera posizionata su una rampa di scale per non essere ripresi. Quindi sono saliti sul primo treno in arrivo, per vedere che effetto avrebbe fatto.
Solo la bassa velocità (50 km/h) a cui viaggiava il convoglio ha evitato il ribaltamento del treno in un tratto di ferrovia curvilineo. Lo ha raccontato stamattina il comandante della Polizia giudiziaria del Compartimento polizia ferroviaria di Milano, Angelo Laurino, che ha spiegato che i due ragazzi non avevano pensato di costituirsi, e che solo durante l'interrogatorio negli uffici di polizia a Ponte Lambro hanno cominciato a rendersi conto di quanto commesso: «Si sono spaventati - ha raccontato Laurino - e hanno pianto. Davanti ai loro padri, onesti operai ignari di tutto, che non volevano credere alle loro orecchie e che gli agenti hanno dovuto trattenere dal dare una lezione seduta stante».