Molte Regioni, spiegano al ministero, hanno invece fatto melina, allungando i tempi. Che il problema dell'adeguamento dei controlli fosse urgente era stato sottolineato dai sindacati già nel 2009, quando fu istituita la Ansf. Il testo costitutivo dell'Agenzia nazionale sulla sicerzza - fa notare Pietro Serbassi di Fast-Confsal - prevedeva l'omogeneizzazione dei sistemi di sicurezza sui più avanzati standard internazionali di tutta la rete ferroviaria e non solo dei 16.000 chilometri gestiti da Rfi, gli unici attualmente soggetti al controllo della stessa Authority». Il sindacalista attacca: «il fatto che le ferrovie in concessione siano sotto il controllo dell'Ustif (ufficio preposto della motorizzazione civile) rende evidente che si è preferito mantenere lo status quo».
Insomma, è il ragionamento, non è più accettabile che si permetta che accanto a linee altamente tecnologiche, quelle delle Ferrovie dello Stato, sopravvivano infrastrutture che affidano il distanziamento dei treni a sistemi in voga nel secolo scorso.
TEMPI RAPIDI
Il ministro Delrio ha promesso di cambiare subito rotta, affidando all'Agenzia tutti i poteri sulla rete e annunciando 1,8 miliardi di investimenti per le linee regionali. «Da anni - ha detto in Parlamento - sono in corso azioni di ammodernamento per le linee a binario unico, ma bisogna ricordare che il raddoppio del binario garantisce maggiore capacità, ma non maggiore sicurezza». Sotto accusa, quindi, non c'è il binario unico, ma il sistema di sicurezza regolato con il meccanismo del consenso telefonico che «è considerato maggiormente a rischio perché affidato interamente all'uomo». «Per accertare la dinamica - ha concluso - abbiamo nominato una commissione di inchiesta che accerterà cause, dinamiche e responsabilità nella». Per adeguare la rete locale ci vorranno tempo e molti soldi. Il direttore dell'Agenzia nazionale per la Sicurezza, Amedeo Gargiulo, è categorico: una grande opera di ammodernamento e di sistemi tecnologicamente evoluti non si fa in due giorni. Sulla rete nazionale dove ci sono treni più veloci ci sono voluti 10 anni e 4,5 miliardi di euro. Un lavoro terminato lo scorso anno. Si deve arrivare a fare lo stesso anche sulle reti private».