Le indagini - come spiegato stamani in conferenza stampa dal comandante provinciale dei Carabinieri di Pordenone, Mario Polito e dal Procuratore della Repubblica Marco Martani - sono scattate a seguito della rapina ai danni di un imprenditore di Sacile (Pordenone), lo scorso settembre: tutta la famiglia, compresa una bambina, vennero legati e imbavagliati e i malviventi fuggirono a bordo della vettura del proprietario. Dieci i soggetti tratti in arresto - otto a Roma e provincia e due all'estero - su ordinanza emessa dal Gip del Tribunale di Pordenone, che ha contestato i reati di associazione per delinquere, rapina, sequestro di persona, furto, lesioni, favoreggiamento, sostituzione di persona, false attestazioni a uso di documenti falsi.
L'operato degli inquirenti si è rivelato sin dalle prime fasi difficile e complicato, in assenza di elementi utili, a conferma dell'elevata professionalità dei criminali, che avevano pianificato con estrema cura ogni azione, evitando di lasciare tracce sul posto ed eliminando possibili ambiti di approfondimento investigativo: prima di allontanarsi dalla villa friulana rapinata avevano prelevato perfino gli hard disk del sistema di videosorveglianza.
A capo dell'organizzazione criminale c'era un cittadino polacco, in Italia da diversi anni, mentre gli altri componenti erano due suoi connazionali, un venezuelano e sei italiani: sono tutti in carcere tra Rebibbia e Regina Coeli.
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