«Pamela non fu stuprata da Oseghale». E il gip revoca il carcere agli altri due nigeriani

«Pamela non fu stuprata da Oseghale». E il gip revoca il carcere agli altri due nigeriani
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Mercoledì 6 Giugno 2018, 19:49 - Ultimo aggiornamento: 8 Giugno, 10:36

Il gip di Macerata Giovanni Maria Manzoni ha revocato la custodia in carcere, ma solo per le accuse di omicidio, vilipendio, distruzione e occultamento di cadavere, a carico di Lucky Awelima e Desmond Lucky arrestati inizialmente per concorso con Innocent Oseghale per l'omicidio di Pamela Mastropietro e lo smembramento del cadavere a Macerata. La decisione del gip innescata dalla richiesta della Procura di Macerata, dice all'Ansa il procuratore Giovanni Giorgio, è arrivata «l'altro giorno». I due restano in carcere per spaccio di eroina.

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Il Procuratore precisa che al momento, comunque, «non c'è l'archiviazione delle accuse» nei confronti di Awelima e Lucky che, almeno formalmente per ora, restano nell'inchiesta per il massacro di Pamela e rimangono in carcere ad Ancona solo per l'accusa di spaccio di eroina. Per l'eventuale archiviazione delle accuse, ha aggiunto Giorgio, «poi vedremo».

A spingere la Procura a chiedere la scarcerazione dei due per le accuse più gravi sono stati i risultati delle perizie eseguite dal Ris e di quelle telefoniche che avrebbero escluso la presenza di Awelima e Lucky nell'appartamento di via Spalato 124 dove si consumò il massacro. Per l'uccisione e lo smembramento della 18enne romana resta in carcere ad Ascoli Piceno solo Oseghale per il quale, dopo il gip di Macerata, anche il Tribunale del Riesame di Ancona, ha oggi escluso l'ulteriore accusa di violenza sessuale nei confronti della ragazza, rigettando la richiesta della Procura di applicare la custodia cautelare anche per quel reato.

Solo a Oseghale e non agli altri indagati - Desmond Lucky e Awelima, detenuti ad Ancona, e un quarto nigeriano denunciato a piede libero - l'accusa contesta la violenza sessuale. Nell'istanza contro la decisione del gip il procuratore Giovanni Giorgio ha sostenuto che lo stupro sarebbe anzi stato il movente dell'omicidio avvenuto nell'appartamento abitato da Oseghale e che la «cura maniacale» messa nella pulizia del corpo, tagliato a pezzi e ritrovato all'interno di due trolley abbandonati a Pollenza, sarebbe stata indice della volontà di cancellare le tracce della violenza.


Le argomentazioni sullo stupro non sono state accolte in prima istanza dal giudice secondo cui invece il rapporto sessuale tra i due, accertato dai rilievi del Ris, sarebbe stato in sostanza consenziente: il nigeriano, per il gip, non avrebbe ucciso nel contesto di uno stupro, ma perché, forse, preso dal panico dopo che Pamela si era sentita male per l'assunzione di eroina in casa. Appresa dai media la notizia della decisione del Riesame, la famiglia di Pamela continua «nel merito ad avere forti dubbi. Aspettiamo - scrive in una nota lo zio, avv. Marco Valerio Verni - di avere le carte, se ci verranno date».

I familiari non hanno mai nascosto la convinzione che Pamela, la quale si era allontanata il giorno prima da una comunità di Corridonia, fosse stata preda in tutto e per tutto dei propri aguzzini mentre era in condizioni di assoluta fragilità anche a causa dei molti farmaci assunti per i trattamenti. Durante l'udienza del Riesame, il 29 maggio, la madre della 18enne, Alessandra Verni, e un gruppo di amici avevano manifestato davanti al palazzo di giustizia esponendo striscioni (' Pamela grida giustizia e noi siamo la sua vocè, 'il disagio non può essere alibi per un massacrò.vita altruì) e invocando una pena dura.

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