Omicidio Meredith, nessun risarcimento a Sollecito per gli anni di carcere

Omicidio Meredith, nessun risarcimento a Sollecito per gli anni di carcere
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Sabato 11 Febbraio 2017, 14:59 - Ultimo aggiornamento: 13 Febbraio, 08:28

Rigettata dalla Corte d'Appello di Firenze la richiesta di risarcimento per ingiusta detenzione avanzata da Raffaele Sollecito, definitivamente assolto dall'accusa di aver partecipato all'omicidio di Meredith Kercher. Aveva chiesto oltre 500 mila euro per i quasi quattro anni passati in cella prima di essere scarcerato. Secondo quanto appreso i giudici toscani hanno ritenuto contraddittorie le sue dichiarazioni nella fase iniziale dell'indagine. 

«Credevo di avere vissuto le pagine più nere della giustizia italiana ma devo rilevare che oggi ne è stata scritta un'altra che mi lascia sbigottito», ha commentato Sollecito. Parole riferite all'Ansa da uno dei suoi difensori, l'avvocato Giulia Bongiorno. Per Sollecito - ha aggiunto - il risarcimento chiesto era «sacrosanto». 

Per la Corte d'Appello, invece, per Raffaele Sollecito «sussiste una ingiusta detenzione» per l'indagine e i successivi processi legati all'omicidio di Meredith Kercher (delitto per il quale è stato definitivamente assolto) ma «egli stesso ha concorso a causarla con la propria condotta dolosa o gravemente colposa». 

Secondo i giudici le dichiarazioni rese da Sollecito - ripercorse nelle 12 pagine depositate oggi - ha indotto «i vari giudici dapprima a emettere e poi a mantenere una misura cautelare detentiva a suo carico, apparendo evidente che una diversa condotta, che avesse evitato dichiarazioni contraddittorie o palesemente false ovvero che avesse fornito una immediata spiegazione delle loro incongruità rispetto alle diverse emergenze dalle indagini, avrebbe evitato il nascere o il consolidarsi del sospetto della materiale partecipazione del Sollecito all'omicidio della giovane Meredith Kercher o quanto meno avrebbe consentito una diversa valutazione della sua pericolosità rispetto a quella che motivò l'emissione e lungo mantenimento della massima misura cautelare».

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