Brancaleone in rivolta contro il trasferimento del parroco: i fedeli scrivono al Papa

padre Angelo Battaglia, il parroco al centro del trasferimento contestato
di Mario Meliadò
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Giovedì 14 Settembre 2017, 18:36 - Ultimo aggiornamento: 15 Settembre, 12:23
Nella jonica reggina i cattolici tornano a mobilitarsi per un sacerdote “rivoltandosi” contro i suoi superiori che hanno deciso di trasferirlo: accade oggi per il parroco don Angelo Battaglia, non troppo diversamente da quanto avvenne nel 2007, quando l’allora vescovo della diocesi Locri-Gerace monsignor Giancarlo Maria Bregantini fu nominato arcivescovo della diocesi Campobasso-Bojano dopo ben 13 anni di ricambiatissimo amore verso il suo “gregge” calabrese.
 
Parroco della chiesa di San Pietro Apostolo a Brancaleone – centro jonico assai noto per l’unicità delle tartarughe “Caretta Caretta” che spesso ci vengono a deporre le uova –, padre Angelo è amatissimo dai suoi parrocchiani per la dirittura morale, i modi gentili, l’attenzione alle “fasce deboli”. E oltretutto questo legame s’è cementato in una terra di frontiera, in un pezzetto di Locride che due mesi fa ha conosciuto nelle stesse ore due grandi dispiaceri: lo scioglimento per infiltrazioni mafiose del Consiglio comunale e il trasferimento del suo pastore.
 
Dopo quattro anni in cui ha inciso profondamente sul tessuto sociale – oltre che religioso – del centro locrideo, don Battaglia è stato adesso trasferito al Seminario arcivescovile “Pio XI” del capoluogo di provincia: ad affidargli il delicato incarico di Guida spirituale dell’istituto ecclesiastico del quartiere Modena, direttamente l’arcivescovo della diocesi Reggio Calabria-Bova, monsignor Giuseppe Fiorini Morosini.

Nei confronti dell’arcivescovo originario di Paola, però, a causa di questa scelta è venuta fuori una forte contestazione da parte della comunità locale e in particolare ad opera delle «mamme di Brancaleone» (come si son firmate), giunte a scrivere una lettera a Papa Francesco.  
 
Le fedeli del paesino locrideo in cui, tra il 1935 e il 1936, fu confinato il grande scrittore Cesare Pavese si dicono «amareggiate per la decisione», visto che il sacerdote per la parrocchia di Brancaleone s’è presto rivelato «una Guida spirituale speciale, che ha fatto del bene a tutti con il suo carisma e il suo impulso missionario», guidando una Chiesa determinata ad «andare incontro agli esclusi», specie tra i giovani.
Una protesta spontanea e di cuore per un parroco difficilmente sostituibile: e quando l’incarico conferito confligge col volere della comunità, si chiedono le donne di Brancaleone nella missiva a Jorge Mario Bergoglio, «perché non si ascolta il volere dei fedeli?».
 
Insomma le “pecorelle” di padre Angelo – che è anche docente di Patrologia e Teologia patristica – non vogliono assolutamente che lui vada altrove; ora sono più risolute che mai, anche perché nella missiva inviata ai sacerdoti trasferiti l'arcivescovo reggino ha raccomandato loro di «provvedere ai nuovi ingressi entro metà settembre».
Così, la protesta si organizza. Pure sui social network, dove si leggono aspre censure nei confronti di una decisione «inaccettabile» e calorosi inviti ai più giovani a far «sentire le vostre richieste» e a «lottare» per impedire questo “divorzio” anche con iniziative pubbliche e far rimanere a Brancaleone quest’«angelo che semina bene». E qualcuno, con una punta di malizia, fa "rimbalzare" online le parole appena profferite dal Pontefice all'indirizzo dei neovescovi: «Il vescovo non è il "padre padrone" autosufficiente e nemmeno l'impaurito e isolato "pastore solitario"». I fedeli sperano che l'appello rimbalzi sull'acount Twitter di papa Bergoglio: «E chissà, magari ci risponde...».
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