I sospetti del premier: dietro le violenze regia di De Magistris ma è un autogol

I sospetti del premier: dietro le violenze regia di De Magistris ma è un autogol
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Giovedì 7 Aprile 2016, 09:04
ROMA Davanti alle telecamere e ai giornalisti, Matteo Renzi ricorre all'ironia: «Gli scontri? Ci sono quasi affezionato. Se pensano di spaventarmi si sbagliano: vorrà dire che tornerò a Napoli una volta al mese». Ma in privato, parlando con i suoi, il premier ha tutt'altro approccio. I quindici agenti feriti, il lungomare devastato, il lancio di pietre e bombe carta, la città paralizzata, secondo Renzi hanno un solo colpevole: il sindaco Luigi De Magistris. «Con il suo linguaggio violento ha finito per aizzare la piazza. La cosa più grave è però la presenza di due assessori della giunta al corteo. Ecco, questo può far pensare che ci sia stata una vera e propria regia...».
«LO ZAMPINO DEL SINDACO»

Che i rapporti con De Magistris, dopo un iniziale idillio, fossero pessimi, era chiaro da tempo. Ma ieri l'aggressione messa in scena da un centinaio di manifestanti, ha creato un solco insanabile tra il sindaco e il premier. «Quello che è accaduto è gravissimo, è stata messa in stato d'assedio un'intera città. Ed è chiaro che dietro c'è lo zampino di De Magistris», dice chi ha accompagnato il premier prima alla redazione del “Mattino” e poi in prefettura per il lancio della cabina di regia per la bonifica e il recupero dell'area di Bagnoli. E aggiunge: «Abbiamo assistito a una tipica risposta di uno che ha detto di voler passare alla storia come il Che Guevara di Napoli, ma che in realtà è soltanto uno sgradevole arruffapopolo, incapace di migliorare le sorti della città che amministra da ben cinque anni. Tant'è che all'iniziativa concreta di Renzi a favore di Bagnoli, il sindaco risponde con la provocazione, lui che per anni non ha fatto nulla. Questi scontri rivelano una strategia precisa: il tentativo disperato di spostare l'attenzione dalla cabina di regia, alla contestazione».
«PERDERÀ VOTI»

Renzi però è convinto che De Magistris abbia fallito. Che abbia «fatto un clamoroso autogol». Soprattutto in vista del voto di giugno: «I napoletani onesti che amano la loro città non premieranno certo il Che Guevara-De Magistris», dice un renziano campano al seguito del premier, «oggi hanno assistito alla dimostrazione plastica di un premier che corre in soccorso di Napoli e di un sindaco che protesta, chiamandosi fuori dal recupero di Bagnoli. Ma questo atteggiamento De Magistris, uno che vive solo sulla lamentazione di una città derelitta e abbandonata a se stessa, lo pagherà alle urne. E perderà nonostante il soccorso dei Cinquestelle che, pur di aiutarlo, hanno candidato a sindaco un brianzolo. Uno che dice perfino di tifare contro il Napoli...».

La reazione di Renzi agli scontri scatta mentre compie la prima tappa della trasferta campana al carcere di Nisida. Dal suo entourage parte un ordine di scuderia netto: inquadrare nel mirino De Magistris. Quello che definisce «torbida» la cabina di regia per Bagnoli e che accusa Renzi di voler cementificare l'area ex Italsider. La prima ad imbracciare l'artiglieria è la candidata del Pd a sindaco Valeria Valente: «La rabbia non si accarezza e non si fomenta mai! De Magistris prenda immediatamente le distanze, Napoli non merita questo». Qualche minuto dopo è la volta di Stefano Graziano, presidente campano del Pd: «Lo scarso senso istituzionale di chi da settimane non fa altro che alimentare il clima di odio contro il governo era già noto. Ma oggi la misura è colma. La presenza degli assessori Piscopo e Fucito al corteo getta una luce inquietante. De Magistris li dimetta».
Al coro si unisce Pina Picierno, renziana ed eurodeputata campana: «Fare il rivoluzionario su tweeter può essere un passatempo e neppure troppo simpatico, diventa un'attività irresponsabile se si ricopre un ruolo istituzionale». Ancora più lapidaria Assunta Tartaglione, segretario regionale piddino: «De Magistris, invece di partecipare alla rinascita di Bagnoli, alimenta tensioni e soffia sul fuoco». E mette a verbale alla Camera il renzianissimo Ernesto Carbone, guardando l'orologio: «Sono le 18.30, da ore si sa che due assessori comunali hanno partecipato al corteo violento, ma De Magistris non ha ancora preso le distanze. Dunque...».
Dunque, il sindaco è il colpevole. E Renzi, in serata in prefettura, lo irride: «C'è chi urla e c'è chi lavora. Ma la stragrande maggioranza di questo Paese lavora, non urla. Ci prova, non si lamenta soltanto. Ci chiede di non cadere nelle trappole delle polemiche e delle risse e di fare quello che altri non hanno fatto...».
Alberto Gentili
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