Manca «ogni elemento da cui ricavare la natura estorsiva di tali corresponsioni di denaro». Lo scrive il gip di Roma Costantino De Robbio nel provvedimento di archiviazione del caso Tarantini-Berlusconi. «Le attività di intercettazione - aggiunge - non hanno fatto emergere alcuna costrizione o minaccia esercitata dagli indagati nei confronti del presidente del Consiglio.
La lettura delle trascrizioni lascia emergere con chiarezza la vicinanza personale di Lavitola a Berlusconi, ed il tentativo del primo di approfittare di tale vicinanza per intimorire il secondo, forse nel tentativo di creare le condizioni per le successive richieste di denaro». Tuttavia, per il gip gli accenni alla volontà di mettere Berlusconi «con le spalle al murò sembrano rimasti una mera intenzione nella mente di Lavitola» se non una millanteria ed in ogni caso «non sono stati raccolti nel corso dell'indagine elementi di segno diverso». In conclusione, per De Robbio non esistono elementi che «smentiscano la ricostruzione degli indagati e della stessa persona offesa (Berlusconi ndr) secondo cui si tratterebbe di elargizioni effettuate per venire incontro a richieste di aiuto economico nei confronti di due soggetti stimati e in difficoltà materiale» e non per indurre Tarantini a mentire all'autorità giudiziaria sul caso escort. Su quest'ultima ipotesi sta procedendo la magistratura di Bari, dove l'ex capo di governo è, invece, accusato proprio per induzione a rendere falsa testimonianza.
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