Morto Franco Carrera, una vita al Messaggero

Morto Franco Carrera, una vita al Messaggero
di Germana Consalvi
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Lunedì 20 Agosto 2018, 16:12 - Ultimo aggiornamento: 27 Agosto, 10:21
In questa estate cinica e dolorosa, la famiglia del "Messaggero" perde uno dei suoi storici giornalisti, Franco Carrera, morto ieri a 70 anni nell'ospedale di Atessa (Chieti) dove era ricoverato da tempo. E val la pena condividere con voi lettori almeno un cenno su di lui che per una vita, fino a pochi anni fa, ha lavorato con passione in via del Tritone dispensando, fuor di retorica, professionalità e amabile umanità in dosi generose.

Non era una cosiddetta grande firma, ma una di quelle figure maiuscole dotate di grande versatilità. Scriveva molto bene ed era ancor più bravo al desk, cioè nel lavoro di organizzazione e fattura delle pagine, dall'assegnazione degli articoli alla loro titolazione fino alla scelta delle foto, con una cura maniacale per il lavoro. E una rara dote: l'umiltà, il saper lavorare e stare con gli altri con rispetto e con deliziosa e mai superficiale leggerezza.

Un professionista e un uomo perbene che al Messaggero arrivò dal natìo Abruzzo verso la fine degli anni Settanta. Fu lui tra i primi a correre a Monteverde, quella maledetta notte del 2 settembre del 1980, quando un nostro giovane tipografo, Maurizio Di Leo, fu assassinato a 24 anni dalle pistole di tre killer dei Nuclei armati rivoluzionari. Franco era di turno di notte in cronaca di Roma quando ricevette la telefonata del tragico agguato in cui fu tolta per errore la vita a Di Leo: i Nar lo avevano scambiato per un nostro cronista che scriveva reportage su reportage sui movimenti eversivi di destra nella Capitale. Quella tragedia fu il suo dolore-tabù, e dal 1985 ogni giorno Franco nell'atrio del giornale non poteva non rivolgere con discrezione uno sguardo alla targa dedicata a Di Leo. Carrera era anche assai curioso e propositivo: a metà degli anni Novanta il Messaggero ebbe il suo primo settimanale pocket, "Metrò", grazie alla spinta propulsiva di Franco che convinse l'allora direttore Giulio Anselmi. 

Dalla cronaca di Roma agli Spettacoli, dove Carrera scriveva soprattutto di teatro, molto sostenuto da un'indimenticabile pietra miliare del nostro giornale, Rita Sala. Franco Carrera amava lavorare, stare con tutti, disponibile come pochi, e a tutti si rivolgeva con delicatezza ed ironia, a volte sembrava un folletto. Memorabili, però, certi suoi scherzi, come quando un giorno tagliò con le forbici il controverso "riporto" di un collega che non si arrendeva alla spietata calvizie. Incredibile ma vero: dopo, Carrera fu ringraziato dalla "vittima" che nel cambio ci aveva guadagnato parecchio.

Franco viveva con appassionata leggerezza la vita e il lavoro di giornalista, così tanto da non distaccarsene del tutto neanche dopo il pensionamento. Quasi tutti i giorni faceva un salto a via del Tritone per salutare i colleghi e respirare quelle mura. Questo, finchè ha potuto.

Poi, il ritiro in Abruzzo dove è stato assistito dalla famiglia. Scelse un nome d'arte, Franco, che più giusto non avrebbe potuto essere, lui che all'anagrafe si chiamava Fiorentino.

I funerali si svolgeranno domani alle 10.30 nella chiesa di Palombaro (Chieti).

 
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