Bruxelles, ecco la rete logistica della jihad. Bari, prime ammissioni di Jalal

Bruxelles, ecco la rete logistica della jihad. Bari, prime ammissioni di Jalal
di Sara Menafra
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Martedì 29 Marzo 2016, 09:14
Un sedicente avvocato dei terroristi iracheni che collabora con la Dda di Bari ed ha già fatto le prime ammissioni e la rete di Ouali, l'autore dei documenti falsi destinati ad alcuni degli attentatori di Bruxelles e Parigi, che comprende l'imam del paesino di Bellizzi. Sono almeno questi gli elementi da cui partono gli investigatori di Antiterrorismo e Ros per ricostruire la rete logistica dei terroristi europei che sembra avere in Italia un nodo importante, per il ”trasporto” di persone e, appunto, la fabbricazione di documenti falsi.

LE RIVELAZIONI
La prima traccia porta a Bari dove cinque giorni fa sono stati arrestati due uomini di nazionalità britannica, a loro volta collegati ad altri due arresti importanti fatti nei mesi scorsi. E, soprattutto, resi possibili dal fatto che uno degli arrestati di un mese fa, ha accettato di fare alcune ammissioni. Il capo della rete su cui si indaga a Bari è Mohamad Majid considerato uno dei punti di riferimento in Italia di Ansar al Islam, organizzazione salafita dal 2014 transitata nell'Isis. Majid, arrestato a dicembre, è accusato di aver «permesso di far entrare in Europa soggetti legati al fondamentalismo islamico combattente». Stando alle indagini coordinate dal pm della Dda barese Roberto Rossi solo nei mesi precedenti al suo arresto, Majid è riuscito a far transitare da e per l'Europa almeno dodici miliziani. Tutti usando come ”porta” lo scalo marittimo pugliese. Alcune settimane fa, però, gli inquirenti pugliesi sono riusciti a rintracciare anche Rida Shwan Jalal, sedicente avvocato iracheno. Su Jalal si erano interrogati in molti quando, nei mesi scorsi, è emerso che nelle stesse ore in cui la Digos lo rintracciava a Bari in partenza per Atene, Abdelslam Salah, il grande ricercato per la strage di Parigi, usava lo stesso scalo per tornare dalla capitale greca.
Jalal non ha voluto dire se conosca oppure no Salah. Però ha deciso di fare alcune prime dichiarazioni, promettendone altre per i prossimi giorni. Ha ammesso di conoscere alcune persone «accusate di terrorismo» in Iraq e di difenderle in qualità di avvocato. Sono state le sue parole a portare all'arresto dei due britannici. Sia Jalal sia questi ultimi due sono accusati per ora di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e traffico di documenti falsi ma l'ipotesi della Dda di Bari è che siano tutti impiegati nella struttura logistica messa in piedi da Majid. L'informativa del Ros che, con gli arresti dello scorso novembre, ha dimostrato l'esistenza di gruppi legati ad Ansar al Islam ancora attivi in Italia è molto chiara nel definire «la Campania e la Puglia» «propaggini stanziali dell'organizzazione specializzate» nella realizzazione di «documenti falsi».

LA CACCIA AL COMPLICE
Ed è per questo che l'arresto di due giorni fa a Salerno di Djamal Eddine Ouali, accusato dalla procura di Bruxelles di essere il falsario che ha provveduto ai documenti contraffatti di Salah Abdeslam, Mohamed Belkaid e Naijm Laachraoui potrebbe portare ad ulteriori sviluppi. Ouali avrebbe dei complici in Italia e sicuramente era ben radicato nella comunità musulmana della zona dove viveva con un parente del locale imam. Secondo le informazioni arrivate dal Belgio, anche grazie ai complici sarebbe stato in grado di confezionare un certo numero di documenti falsi.

LA SEGNALAZIONE
Il suo nome era stato segnalato dalle autorità belghe a gennaio, appena Ouali è entrato in Italia dal Brennero, ma i suoi contatti da quel momento fino all'ingresso all'ufficio immigrazione di Salerno per chiedere un permesso di soggiorno venerdì scorso sono tutti da ricostruire. Una vecchia conoscenza italiana è invece il marocchino Mohammed Lahlaoui: l'uomo è stato arresto in Germania qualche giorno dopo l'attentato di Bruxelles e sul suo telefonino, ha scritto il settimanale Der Spiegel, gli investigatori hanno trovato contatti e sms proprio con Bakraoui. Il marocchino ha vissuto a Vestone, nel Bresciano, tra il 2007 e il 2014; ai domiciliari per reati contro il patrimonio e la persona, due anni fa fu espulso ma anziché tornare in Marocco è andato in Germania.