Dallo scorso 7 ottobre la donna vive nell'auto che un'amica le ha prestato. «Non avrei mai pensato di ridurmi in queste condizioni» continua la donna trattenendo a stento le lacrime. Cristina ha chiesto aiuto al Comune un mese fa. «Il sindaco Cereser quando mi ha visto in lacrime mi ha abbracciata e si è interessato - racconta -, ma i Servizi sociali non mi passano il minimo vitale poiché risulto ancora residente con mio marito, come se godessi del suo stipendio. Non mi hanno chiuso la porta in faccia, ma non hanno risolto il problema, nemmeno un posto dove stare in via provvisoria. L'unico aiuto concreto che ho ricevuto è dal centro Ozanam della San Vincenzo e dal mio medico per un supporto psicologico ». La 44enne spiega che in passato ha lavorato come barista, cameriera, baby sitter, donna delle pulizie ma, pur avendo cercato, non ha trovato un impiego stabile. Altro aspetto doloroso sono le visite alla figlia. «Ho diritto di vederla mercoledì e sabato, soffro molto anche per questo. Vorrei avere un tetto e un po’ di privacy ». Dalla piccola riceve sms e telefonate tutti i giorni: «Non so cosa dirle, ma di certo non mi fermo qui. Non mi voglio arrendere».
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