Camorra, Lady Vallanzasca voleva la «grazia» per Raffaele Cutolo

Camorra, Lady Vallanzasca voleva la «grazia» per Raffaele Cutolo
di Leandro Del Gaudio
2 Minuti di Lettura
Mercoledì 25 Dicembre 2013, 13:40 - Ultimo aggiornamento: 26 Dicembre, 17:47
​Voleva portare avanti una battaglia di quelle allucinanti, di quelle destinate a fare rumore: far ottenere la grazia a Raffaele Cutolo, gi proprio lui, il capo della Nuova camorra organizzata, un pezzo di storia criminale nell’Italia repubblicana.



Una «grazia» per Cutolo, con uno sponsor d’eccezione: Antonella D’Agostino, la moglie di Renato Vallanzasca, finita in cella una decina di giorni fa nel corso di un blitz disposto dalla Dda di Napoli. Chiara l’ipotesi delle indagini condotte ai piani alti del Centro direzionale: da sempre legata al retroterra «mondragonese», la donna viene considerata come trait d’union tra iniziative commerciali sospette e ritenute riconducibili al clan La Torre-Boccolato. Una storia nota, che ha fatto luce anche sul desiderio da parte dello stesso Vallanzasca di mettersi a commerciare mozzarelle in zona Navigli, nel cuore storico di Milano, proprio grazie ai contatti decennali con soggetti del Casertano.



Inchiesta condotta dalla Dda di Napoli, al lavoro il procuratore aggiunto Francesco Greco e i pm Giovanni Conzo e Cesare Sirignano, c’è un nuovo spaccato investigativo che tiene in contatto il mondo di Vallanzasca (e della moglie) con ambienti della camorra campana. È il 15 aprile del 2012, quando lady Vallanzasca è al telefono con un conoscente che sembra pratico di fatti criminali e che viene indicato come «usuario di una utenza telefonica intestata al Provveditorato agli Studi di Napoli». Contatti tra la moglie di Vallanzasca (condannato anche per l’omicidio di poliziotti nel corso di una rapina) e un soggetto che sfoggia una discreta conoscenza di fatti criminali, che trascorre il suo tempo al telefono in un ufficio pubblico.



Ma quali sono i discorsi, le idee, le parole che allertano gli inquirenti? Proviamo a seguire il ragionamento della donna: «L’anno prossimo io inizierò una battaglia di quelle allucinanti per portare a casa Raffaele Cutolo, perché Raffaele Cutolo ha fatto più di lui... (Vallanzasca), ha fatto più di cinquanta anni». Quindi: «Una battaglia per Raffaele Cutolo, sono passati cinquanta anni, gli hanno fatto fare una figlia in provetta, questa figlia ha diritto a vederlo, lui aveva gli stessi reati di Renato».



A questo punto Antonietta D’Agostino ricorda che in fondo il regime carcerario si è ammorbidito rispetto ai fine pena mai: «La legge italiana dice dopo trent’anni di ergastolo, per quanto ne so gli ergastoli che prendevano tempo fa non esistono più: in fondo, un ergastolo si riduce a trenta anni». Seguono ingiurie, offese gratuite nei confronti di parenti e vittime di omicidi consumati negli anni in cui le guerre di mafia vedevano protagonisti Francis Turatello e lo stesso Cutolo, fino a quando la stessa D’Agostino si rivolge al marito Vallanzasca al telefono: «Ho parlato di un’altra persona, che è come te... il mio paesano... lo sai di chi sto parlando».
© RIPRODUZIONE RISERVATA