Todde, la grillina è un valore aggiunto: da sola porta 40mila voti. Le liste meglio di Truzzu

L’analisi dei flussi: voto disgiunto degli autonomisti sardi che volevano Solinas

Todde, la grillina valore aggiunto: da sola porta 40mila voti. Le liste meglio di Truzzu
di Giovanni Diamanti
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Mercoledì 28 Febbraio 2024, 11:03 - Ultimo aggiornamento: 11:06

Il voto sardo non è un voto politico, certo, eppure sarebbe un errore considerare una tornata elettorale regionale alla stregua di una mera elezione locale. Non è così, e basta guardare le scorse regionali proprio in Sardegna per averne conferma. Nel 2019 il candidato del centrosinistra, l'ex sindaco di Cagliari Massimo Zedda era unanimemente considerato più forte del suo poco conosciuto avversario, il candidato del centrodestra Solinas. Eppure, Zedda perse di ben 15 punti la partita per la presidenza della Regione. Non è stato, quindi, un semplice test locale. Lo confermano, in modo evidente, anche la rilevanza mediatica che è stata data ai risultati e le reazioni politiche di entrambi i politici. 

I NUMERI

Partiamo dai numeri. La debolezza di Truzzu non è in discussione: le liste a suo sostegno ottengono ben 5000 voti in più di quelli al candidato Presidente, mentre Todde ne prende circa 41mila in più della sua coalizione.

Risulta evidente come il voto disgiunto abbia colpito il candidato del centrodestra, mentre abbia premiato Todde. Tuttavia, scaricare la sconfitta sul solo sindaco di Cagliari sarebbe un errore: il dato di lista è impietoso per la Lega di Salvini, che non arriva al 4%, ma anche FdI esce dalle urne con 10 punti in meno delle Politiche del 2022, sconfitti a sorpresa da un Pd che in questa come in altre occasioni mostra una solidità invidiabile nel voto locale. Nel centrodestra, l'unica lista a "tenere" è Forza Italia, sopra il 6%. Il risultato di lista di M5S appare ancora una volta deludente: 7,8%, due punti in meno rispetto alle scorse regionali, addirittura quattordici in meno se paragonato alle ultime politiche. Ma anche Azione e +Europa, nella loro lista unitaria, deludono le aspettative, con un 1,5% che non può certo soddisfarli. È tuttavia l'intera geografia elettorale della Sardegna nel suo complesso ad essere cambiata: Truzzu perde attorno ai cinque punti nelle province di Sassari e Cagliari, ma ne guadagna altrettanti in quella di Nuoro, nuovo bastione del centrodestra assieme alla provincia di Olbia.

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LE PRIME VOLTE

La tornata elettorale sarda sarà ricordata anche come un'elezione con diverse "prime volte": la prima volta di una donna presidente in Sardegna, cosa che Todde ha rimarcato con grande orgoglio; la prima volta di un Presidente di Regione per i 5 Stelle, un risultato che Conte senza dubbio rivendicherà; la prima vittoria in un'elezione regionale per l'alleanza Pd-5 Stelle, dopo tante sconfitte (ben sei, alcune anche rovinose). Questa vittoria restituisce forza e linfa all'asse giallorosso, finora mai troppo premiato dai risultati elettorali, e allo stesso tempo riduce lo spazio per il Terzo Polo, che conferma di non essere competitivo, in particolar modo in una elezione a turno unico. Altro elemento di novità: è dal 2015 che il centrosinistra non strappava una regione al centrodestra, cioè dal primo trionfo in Campania di De Luca: quasi dieci anni fa, un'altra era, di certo tutta un'altra fase politica, con il renzismo ancora all'apice del potere (e dei consensi).

In questo risultato, in ogni caso, c'è sicuramente la firma di Alessandra Todde: il suo bottino di voti supera quello ottenuto da Zedda cinque anni fa di oltre dodici punti, ed è superiore anche alla somma dei dati di Zedda e Desogus (candidato presidente M5S nel 2019). Negli ultimi giorni prima del voto, Todde ha scelto di chiudere la campagna in solitaria, senza ricorrere ai comizi con i leader di partito. Una scelta ardita, più da candidata sindaco che da candidata governatrice; persino rischiosa, vista la capacità di mobilitazione che Conte e Schlein hanno sulle proprie basi elettorali in una competizione a bassa affluenza come questa. Non è dato sapere se la strategia di Todde le abbia portato consensi o abbia limitato la sua espansione, ma sicuramente ha mostrato una via indipendente quasi "civica" di correre per un incarico regionale. Una strada che sembra piacere all'elettorato di centrosinistra, che anche in questa occasione, come già accaduto nel passato anche recente in altri contesti, sembra apprezzare i candidati che si presentano con un profilo autonomo, non di diretta affiliazione dei partiti.

I VOTI IN USCITA

Ma una riflessione dovrà farla necessariamente il centrodestra, in particolare Meloni, a partire dai dati di Truzzu, che segnalano oltre a uno scarso appeal del candidato anche una quota non irrilevante di voto disgiunto in uscita dalle liste della coalizione. In un'elezione decisa da poche migliaia di voti, i 5000 che mancano all'appello per Truzzu sono stati probabilmente decisivi. Le analisi sui flussi basati sui dati di sezione ci diranno qualcosa in più, ma è difficile mettere solo la Lega sul banco degli imputati, visto il risultato deludente della lista del Carroccio. È ben possibile che a voler colpire Truzzu (e tramite lui Meloni) siano stati anche se non soprattutto molti elettori autonomisti e leghisti che potrebbero non aver gradito il modo in cui Solinas (leader del Psd'az, alleato leghista) è stato caldamente invitato a farsi da parte per primo da FdI nell'ottica di una strategia di riequilibrio dei rapporti di forza nazionali. Difficile che una logica così nazionale e partitica sia stata apprezzata da un elettorato orgoglioso della propria autonomia, e in un'elezione in cui la vittoria del centrodestra non poteva essere data per scontata, la scelta di sostituire Solinas con Truzzu è stato probabilmente un grave errore di valutazione.

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