Dal governo fanno sapere che, complici i futuri aumenti rifinanziati in manovra, le uscite potrebbero essere minori rispetto ai numeri potenziali. Per esempio, tra gli oltre 7.770 dirigenti delle amministrazioni centrali, circa il 20% ha maturato il requisito anagrafico per Quota 100, cioè i 62 anni. Più allarmante la situazione nel comparto giustizia: stime ufficiali non ce ne sono, ma i rappresentati del settore dicono che soltanto sul fronte dei cancellieri, tra le 600 e le 700 unità sarebbero in condizione di chiedere la pensione anticipata. Inutile dire i rischi per una macchina già inceppata come quella dei tribunali italiani. Stando a quello che si dice nel fronte sindacale, sarebbero tentati dal lasciare il posto quelle figure che nel pubblico impiego svolgono i lavori più duri e usuranti come gli addetti alla manutenzione. È allarme poi all’Agenzia delle entrate e all’Inps, come detto chiamati quest’anno agli “straordinari” per l’arrivo dei condoni.
Sul versante fiscale dovrebbero essere tra i 700 e gli 800 i dipendenti nati tra il 1954 e il 1957, che possono ambire a Quota 100. Un po’ di più i potenziali in quiescenza nell’ente previdenziale: non a caso il presidente Tito Boeri si è lamentato per la decisione dell’esecutivo di prorogare di fatto il blocco del turn over fino al 15 novembre. Fronte contratti privati ma servizi di utilità quanto più pubblica si possa avere: si temono ripercussioni all’attività anche sul versante bancario e su quello postale. Sul primo ambito, quello bancario, l’accelerata data ai canali online potrebbe limitare i disagi, ma tra gli oltre 26.000 addetti oggi in servizio circa un migliaio dovrebbe andare in pensione.
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