Recovery, decreti attuativi a rilento: Draghi pronto a convocare la prima cabina di regia

Recovery, la mina decreti: Draghi pronto a convocare la prima cabina di regia
di Andrea Bassi
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Mercoledì 22 Settembre 2021, 06:33 - Ultimo aggiornamento: 23 Settembre, 10:20

Sui decreti attuativi, molti dei quali legati al Recovery, diverse amministrazioni vanno ancora a rilento. Nell'ultimo report pubblicato da Palazzo Chigi e aggiornato al 31 agosto, il sottosegretario Roberto Garofoli ha lanciato un chiaro avvertimento. «Nonostante i buoni risultati raggiunti nei mesi di giugno, luglio e agosto», ha scritto, «è evidente come i target mensili assegnati non siano stati sempre pienamente raggiunti. Il mancato raggiungimento dei target quantitativi», si legge ancora, «rischia di indebolire l'azione del Governo». Intanto Marco Buti, capo di gabinetto del Commissario europeo per l'Economia Paolo Gentiloni, non ha dubbi. Parlando ieri a un evento organizzato dalla Luiss insieme a Ernst & Young, ha rivelato che a Bruxelles hanno simulato l'impatto di dimezzare le carenze strutturali nei paesi europei rispetto ai primi tre più bravi della classe. Il risultato è sorprendente. Per l'Europa nel suo complesso in 20 anni ci sarebbe un aumento del Pil del 20%. Per l'Italia questo aumento sarebbe del 18%. L'economia europea, insomma, è interconnessa. Per questo l'attuazione delle riforme e degli investimenti legati al Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza, non è importante solo per il Paese che le fa, ma per tutto il Vecchio Continente.

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Eppure dopo lo sprint iniziale che ha portato il governo italiano ad ottenere l'anticipo di 25 miliardi di euro grazie alla bontà dei progetti presentati e alle prime riforme approvate, a partire da quelle sulla pubblica amministrazione, la fase di attuazione, quella necessaria a mettere a terra le risorse, mostra dei segnali di difficoltà. Mario Draghi è consapevole che gli occhi dell'Europa sono puntati su Roma.

Da qui a fine anno devono essere raggiunti 51 obiettivi (tolte le riforme già approvate ne restano una quarantina). Riforme e investimenti che dovranno poi essere rendicontati a Bruxelles per ottenere il secondo assegno di 22 miliardi. Il tempo insomma, non è una variabile indipendente.

Proprio per questo Palazzo Chigi avrebbe deciso di accelerare e convocare, la prossima settimana, la prima cabina di regia sul coordinamento e monitoraggio del Piano, che vede la partecipazione anche degli Enti Locali.

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I NODI
Alcuni nodi intanto, andranno sciolti. I commissari straordinari nominati dal governo già iniziano a lamentare ritardi. Come riportato dal Sole24Ore, avrebbero inviato una lettera al ministro delle infrastrutture, Enrico Giovannini, per lamentare la mancata messa a disposizione di strutture tecniche per realizzare gli obiettivi straordinari previsti dal Pnrr. Le opere commissariate sono ben 102 e valgono 96 miliardi. Ancora non sono state nominate la nuova commissione per la valutazione dell'impatto ambientale e il comitato speciale per i lavori pubblici. Giovannini ieri ha negato di aver ricevuto la lettera dei commissari, ma l'allarme resta alto. Ieri il ministero per la transizione ecologica, il Mite, ha fatto sapere che entro il 25 settembre potranno essere presentate le candidature per la commissione tecnica Pniec-Pnrr, che dovrà svolgere le nuove procedure sull'impatto ambientale dei progetti legati al clima.

Un certo senso di sfiducia sull'attuazione del Recovery inizia a emergere anche nell'opinione pubblica. Secondo due indagini effettuate da Ernst & Young e Swg, presentate nel corso dell'evento «Riforma Italia», organizzato da EY in collaborazione con Luiss Business School, il Pnrr viene considerato un'occasione unica per modernizzare e rilanciare l'Italiadal 92% dei manager italiani, mentre il 68% ha fiducia su come il governo gestirà l'attuazione del Piano. Più cauta invece l'opinione pubblica: il 42% dei cittadini pensa che non si riuscirà a utilizzare nemmeno la metà delle risorse a disposizione, con instabilità politica e inefficienza amministrativa tra i principali ostacoli.

E qualcuno, come Edoardo Bianchi il vice presidente dell'Ance, l'associazione nazionale dei costruttori, inizia a porre un problema di trasparenza sugli appalti. Con il decreto semplificazioni, ha spiegato ieri Bianchi durante un convegno di Unindustria, «è diventato possibile affidare gli appalti con procedure negoziate senza bando, non si trova più un bando in Gazzetta e si aggiudicano gare con inviti spediti dalle stazioni appaltanti solo a una o due imprese». Bianchi ha invocato una norma per rendere obbligatoria la pubblicità e dunque «la conoscibilità delle gare del Pnrr». Intanto per i primi 500 posti del Pnrr per gli specialisti del Mef sono arrivate 34 mila candidature. Tre quarti dei candidati si sono presentati per i profili giuridici ed economici. Solo un quarto per quelli più specialistici, ossia statistici ed informatici.

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