Pnrr, Carlo Bonomi e il piano italiano: «La revisione è inevitabile»

Il presidente di Confindustria: "Va ricalibrato, il mondo è cambiato"

Pnrr, Carlo Bonomi e il piano italiano: «La revisione è inevitabile»
di Luca Cifoni nostro inviato a Trento
4 Minuti di Lettura
Lunedì 29 Maggio 2023, 00:06

dal nostro inviato


TRENTO Il Piano nazionale di ripresa e resilienza «va ricalibrato» perché «il quadro e le condizioni sono cambiate completamente tra quando è stato pensato ed ora». Chiudendo il Festival dell’Economia di Trento, organizzato dal Gruppo 24 ore, il presidente di Confindustria guarda sia a Roma che a Bruxelles. Al governo nazionale chiede di attuare finalmente le riforme attese, e di rivedere i progetti del Pnrr come hanno già fatto altri cinque Paesi. Mentre il messaggio all’Europa si concentra sulla necessità di mettere a punto strumenti comuni di politica industriale a livello continentale, incluso un fondo sovrano. Visto che dopo lo sforzo collettivo nato dalla pandemia, appunto il Next generation Eu, «ognuno è tornato a pensare per sé.


I COLOSSI
Il contesto è quello in cui Stati Uniti e Cina si sono dotati di piani per restare competitivi in una fase così complessa. Ma Carlo Bonomi non ce l’ha con i due colossi economici mondiali. «Prima di vedere cosa succede fuori bisogna fare i compiti a casa propria». Il problema allora è che l’Europa «ha dato un’idea di dove vuole arrivare ma non ha messo in campo un politica di accompagnamento». Che cosa serve? «Abbiamo bisogno di un fondo sovrano europeo, ne abbiamo già discusso e il tema è ben chiaro, ma una serie di Stati pensano di risolvere i problemi facendo una guerra interna». Il riferimento è alla Germania e alla tentazione di appoggiarsi agli aiuti di Stato, sfruttando il vantaggio dato dai margini di manovra fiscale molto superiori rispetto a quelli degli altri.


Ora proprio la Germania è in recessione tecnica a causa della crisi del suo modello basato sull’energia a basso prezzo. E anche la Francia non se la passa troppo bene. Ma avere due vicini «che stanno zoppicando» non è una buona notizia «perché l’industria italiana è inserita nelle catene di valore». Proprio sulla manifattura del nostro Paese Bonomi si concede una nota di orgoglio quando ricorda che a fronte dei vari cambi di governo e di maggioranze «la costante è l’industria italiana che continua ad essere forte, anche più dei competitor». Ma siccome questo «non è uno stato di grazia» servono appunto «interventi di politica industriale europea ma anche nazionale».

Alla Ue il presidente di Confindustria chiede anche di essere conseguente: ad esempio nel momento in cui si mettono a punto le nuove regole del Patto di stabilità, che dovrebbero scattare dal prossimo anno.

Sulle modifiche allo studio la valutazione è cautamente positiva ma «l’Europa deve decidere cosa vuole fare». E quindi «se spinge sulla difesa e sulle transizioni energetica e digitale poi queste spese vanno scomputate dal Patto».


Intanto però il governo deve risolvere il dossier Pnrr. «Le case si costruiscono bene dalle fondamenta - osserva Bonomi - il piano ha un errore nella preparazione, doveva essere un booster per l’economia andando a stimolare investimenti pubblici e privati in aggiunta a quelli già programmati dalle finanze pubbliche degli Stati membri». Cosa è successo invece? Che nonostante il tentativo del governo Draghi di apportare correzioni in corsa «si è preferito aprire i cassetti dei ministeri e sono stati inseriti anche progetti che non hanno come obiettivo finale la crescita del Paese». L’asse portante dell’intera operazione, almeno dal punto di vista degli imprenditori, erano le riforme «che il Paese attende da 35 anni», per le quali le risorse sono finalmente disponibili. E qui Bonomi si rivolge all’esecutivo in carica per osservare che «non si stanno affrontando quelle riforme che tutti noi auspicavamo venissero affrontate senza indugio». Segue elenco. «La riforma della giustizia è bloccata, abbiamo la delega fiscale che è un primo passo ma non è quella riforma fiscale organica che speravamo, di una riforma del lavoro a 360 gradi concentrata sulle politiche attive non vediamo ancora traccia anche nell’ultimo decreto lavoro». Nonostante questi rilievi, da Confindustria non arriva una valutazione complessiva dell’operato del governo. «Noi siamo nel merito dei provvedimenti non diamo giudizi, quelli li danno italiani con il voto».


LE CENTRALI
Alla fine c’è spazio anche per una riflessione sull’energia, con la richiesta di «un dibattito nel merito sulle tecnologie nucleari di ultima generazione». E anche qui c’è un richiamo alla dimensione continentale: visto che 13 Paesi su 27 hanno centrali ci vorrebbe «una governance europea dell’energia nucleare».
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA