Pnrr, ok alla terza rata. E a Palazzo Chigi arriva la squadra dei tecnici

Giorgetti annuncia il via libera dalla Ue: «Questione di ore per avere i 19 miliardi». Il decreto sulla nuova cabina di regia 84 esperti per accelerare la spesa dei fondi

Pnrr, ok alla terza rata. E a Palazzo Chigi arriva la squadra dei tecnici
di Francesco Bechis e Gabriele Rosana
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Domenica 30 Aprile 2023, 00:20

Buona la terza. È «questione di ore» prima che la Commissione Ue eroghi al governo italiano i 19 miliardi della terza rata del Pnrr, ha annunciato ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti. Nel frattempo a Palazzo Chigi prende forma la nuova struttura per la governance del piano di ripresa.

Il semaforo verde

Dopo il doppio rinvio di febbraio e marzo, si sblocca il negoziato tra l’Italia e la Commissione Ue: oggi da Palazzo Berlaymont partirà l’atteso bonifico per il Mef. Ne è convinto Giorgetti che ieri da Stoccolma, al secondo e ultimo giorno dei lavori dell’Ecofin informale, ha voluto rassicurare i mercati. «Dalle informazioni che ho, la situazione è definita, e quindi siamo assolutamente ottimisti». «Le autorità italiane e i nostri servizi stanno lavorando in modo molto positivo», gli ha fatto eco il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. Si chiude dunque la trattativa sui 55 obiettivi da conseguire entro lo scorso 31 dicembre che ha fatto trasalire il governo per lo scrutinio “extra” chiesto dalla Commissione un mese fa. La tranche è infine stata tratta in salvo, oltreché per alcune modifiche riguardanti le concessioni portuali e il teleriscaldamento, grazie allo stralcio dei finanziamenti per gli stadi della discordia - l’Artemio Franchi di Firenze e il Bosco dello Sport di Venezia - inseriti nel piano dal governo Draghi nel giugno 2022, come non ha mancato di ricordare la premier Giorgia Meloni durante la visita alla City di Londra. Chiuso il capitolo della terza rata, il governo può concentrarsi sulle due vere priorità. Da un lato i 27 target per sbloccare la prossima tranche da 16 miliardi da centrare entro fine giugno. Tra loro c’è il nodo della costruzione di asili nido, obiettivo che il ministro al Pnrr Raffaele Fitto vorrebbe rimodulare perché in grave ritardo sulla tabella di marcia Ue a causa del caro-materiali. 
Dall’altro lato il Repower Eu, cioè il capitolo aggiuntivo del Pnrr per combattere la crisi energetica e favorire la transizione ecologica.

Sul dossier è intervenuto ieri Giorgetti rassicurando sulla richiesta di nuovi fondi a prestito inoltrata da Roma a Bruxelles a fine marzo. Il governo «farà un ragionamento da buon padre di famiglia», spiega il titolare del Mef, ricordando le condizioni di finanziamento più vantaggiose rispetto ai progetti a valere sul piano nazionale complementare: «I prestiti del Pnrr costano l’1-1,5%», gli altri «il 5%». Insomma, non è detto che la nuova quota di prestiti Pnrr che rimarranno inutilizzati dai Paesi Ue a fine estate chiesta dall’Italia sia davvero necessaria all’attuazione del piano. È, per il momento, solo una garanzia in più. Ora però la priorità è spendere i fondi già a disposizione riducendo i tempi della burocrazia. 

La nuova struttura

Cercherà di porvi rimedio la nuova struttura della governance di Palazzo Chigi. Il Dpcm che istituisce l’unità di missione ad hoc è stato firmato. La struttura si coordinerà direttamente con la Commissione europea e le amministrazioni titolari di interventi Pnrr. E potrà contare su una squadra di 84 tecnici (50 dipendenti, 20 esperti e 14 dirigenti). Gli stipendi? Per il coordinatore dell’unità 226mila euro lordi l’anno, 200mila e 110mila per i dirigenti di prima e seconda fascia. Tra i 40mila e i 50mila per il personale non dirigenziale e i consulenti esterni. Al loro fianco lavoreranno i tecnici dell’Ispettorato generale per il Pnrr del ministero dell’Economia di recente ricondotto sotto la regia di Palazzo Chigi, non senza qualche polemica. Starà a Fitto ora decidere come mettere intorno a un tavolo i vecchi vertici tecnici delle strutture, a Chigi Chiara Goretti, a via Venti Settembre Carmine Di Nuzzo. E insieme si dovrà pensare alla logistica: un’idea è quella di spostare a Palazzo Wedekind i ministeri senza portafoglio della Famiglia e dei Rapporti con il Parlamento per ospitare nella galleria Colonna la nuova squadra di tecnici. Lavori in corso. Intanto il governo prosegue nella sua “operazione verità” sul Pnrr. E cioè intende spiegare falle e irrazionalità del piano dovute ai negoziati e i ritocchi dei governi Conte e Draghi. Al contempo però bisognerà decidere quali progetti spostare altrove, magari sulla programmazione dei Fondi di Coesione che hanno una rendicontazione meno stringente, entro il 2029. E qui viene il difficile. Il momento verità è atteso per i primi di maggio in Parlamento con la relazione semestrale sull’attuazione del piano. 

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