La pressione prima di entrare in sala operatoria ormai è sempre più crescente. E non solo per la carenza di medici o per i turni massacranti. A rendere difficile il lavoro dei chirurghi è il rischio che dopo l’intervento, se non tutto va come preventivato, possa piombare all’improvviso una denuncia da parte del malato o dei familiari. Negli ultimi anni, il rapporto medico paziente si va infatti sempre più affievolendo e l’assistenza medica è considerata ormai un servizio come tutti gli altri. Con la conseguenza che se il risultato di un intervento non soddisfa arriva la richiesta di danni. Per avere contezza del fenomeno che da anni provoca non poche crisi di nervi tra le corsie, basta dare un’occhiata ai dati dell’Acoi, l’Associazione Chirurghi Ospedalieri Italiani: sono circa 300mila le cause per colpa medica attualmente in corso, 35mila le richieste di risarcimento all’anno. Per questo, da più parti, si giudica positivamente «l’intervento del ministro Schillaci e della maggioranza per depenalizzare i reati dei medici», come sottolineano diverse sigle sanitarie. La maggior parte riguarda l’attività chirurgica (38,4%), omesse o errate diagnosi (20,7%), errori terapeutici (10,8%), infezioni nosocomiali (6,7%). E così per i medici cresce a dismisura paura di sbagliare diagnosi. «La medicina difensiva, ossia la richiesta di visite o esami o farmaci superflui da un punto di vista clinico ma utili nel caso di contenzioso – ammette Francesco Nardacchione, segretario nazionale dell’Acoi e chirurgo dell’Asl Roma 2 - risulta in crescita».
I costi
Per le casse dello stato, un problema non di poco conto.
Le reazioni
Pierino Di Silverio, segretario nazionale di Anaao Assomed, aggiunge: «Depenalizzare l’atto medico come vuole fare il governo non significa sottrarsi a eventuali responsabilità, bensì prendere atto che il medico non può essere sottoposto a tre tribunali (ospedaliero, ordinistico e civile) e che per giudicare non si può partire da una presunzione di colpevolezza». La speranza è riposta nel tavolo tra il ministero della Giustizia e della Salute per lo studio e l’approfondimento della colpa professionale medica e per una revisione della legge Bianco-Gelli che prevede tra l’altro che il medico non può essere punito per imperizia se si è attenuto alle raccomandazioni pubblicate, non è più sottoposto a sanzioni penali per colpa lieve, ma viene punito solo in caso di colpa grave. Ma la norma sulla sicurezza delle cure, varata nel 2017, non è stata ancora attuata pienamente per la mancanza di decreti attuativi.