M5S, fuga anche verso sinistra: 15 pronti a lasciare alla Camera, rischio emorragia

M5S, fuga anche verso sinistra: 15 pronti a lasciare alla Camera, rischio emorragia
di Emilio Pucci
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Domenica 22 Dicembre 2019, 13:24 - Ultimo aggiornamento: 15:11

Qualcuno l'ha battezzata semplicemente «operazione gruppo misto». Alla Camera già dalla prossima settimana verranno firmate circa quindici lettere che sanciranno altri addii al Movimento 5 stelle. «Ce ne staremo tranquilli a sostenere il governo ma decideremo noi la linea, non ce la faremo più dettare dai vertici M5s», spiega uno dei promotori del piano. A gennaio se ne aggiungeranno altri, con l'obiettivo in prospettiva non tanto di formare un gruppo autonomo quanto una nuova forza politica. Destinazione gruppo misto probabilmente alla ripresa dei lavori parlamentari anche per una pattuglia, meno numerosa, di senatori. Qualcuno è attratto dalla Lega ma la maggior parte dei malpancisti a palazzo Madama, così come a Montecitorio, dovrebbe uscire per rafforzare il governo, non per indebolirlo. E senza guardare necessariamente a Conte come futuro leader oltre che punto di riferimento attuale. Semplicemente per staccarsi dalle logiche pentastellate.

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Le scosse. Nuove scosse telluriche in vista quindi nel Movimento 5 stelle, nonostante Di Maio abbia ieri avviato ufficialmente la stagione dei facilitatori, con una riunione fiume per rilanciare l'agenda e sottoporla al più presto all'attenzione del presidente del Consiglio. Fibrillazioni alla Camera: c'è chi punta a cambiare il Movimento senza uscire (tra questi Trizzino, l'ex ministro Grillo e altri) e chi ormai ha deciso che è arrivato il momento di percorrere la propria strada. Non si tratta solo di deputati eletti nell'uninominale ma in ogni caso la maggioranza è composta da esponenti provenienti dal mondo delle professioni e non dal movimentismo. Tra questi ci sarebbe anche il ministro Fioramonti che però potrebbe anche aggregarsi in un secondo momento, dopo aver sciolto il nodo delle dimissioni dal dicastero dell'Istruzione.

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Ed è caos anche al Senato: i tre (Giarrusso tra questi) che hanno firmato per il referendum sul taglio del numero dei parlamentari potrebbero essere cacciati, per di più c'è il caso Paragone e ci sono tanti che ormai non nascondono più il proprio malessere: «Basta. Serve una scossa importante», dice per esempio Dessì. La scossa invocata dall'ala governista è che Di Maio viri a sinistra. Niente più terza via, era un altro mondo quando è nato il Movimento, ora l'unica alternativa questa la richiesta arrivata sul tavolo del capo politico è il «fronte progressista». Ovvero rinsaldare l'asse tra M5s e Pd, superare le incomprensioni delle scorse settimane, stringere un'alleanza sempre più forte con il Nazareno. «In tantissimi tirano da questa parte», afferma il deputato Lattanzio.

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Il garante resta Beppe Grillo. Un suo intervento potrebbe mettere in salvaguardia qualora ce ne fosse bisogno i numeri a palazzo Madama. Facendo ritornare alla base alcuni dei senatori cacciati dopo essere finiti sotto processo. E' per esempio il caso di De Bonis, Nugnes e Fattori (De Falco no, ha imbastito una causa legale). «Sono stato un anno in purgatorio dice il primo ma all'inferno non ci sono mai andato. Non mi sono mai sognato di passare con la Lega. Basta una telefonata di scuse». I fari sono tutti puntati sul Senato. L'ex azzurro Romani è in pressing sia sugli ex M5S, sia su altri forzisti: la nascita di un gruppo di responsabili stopperebbe qualsiasi offensiva della Lega che è già andata a segno con gli acquisti di Urraro, Lucidi e Grassi. Ed e' proprio quest'ultimo che dispensa consigli a chi sta per abbandonare i gruppi M5s per andare nel misto: «Per un paio di giorni vieni insultato questo il suo refrain ma poi è come una liberazione».

Di Maio sta cercando di frenare altre emorragie e così i capigruppo. Il ministro degli Esteri con il cosiddetto team del futuro ha cominciato a delineare il programma per i prossimi mesi. «Noi andiamo avanti con questo governo», ha rilanciato il capo politico M5s, «ma Conte dovrà appoggiarci». Si prepara già il braccio di ferro soprattutto con Renzi sui provvedimenti da portare avanti mentre i critici dentro il Movimento guardano al 26 gennaio: «Comunque vada avremo perso».
 

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