Dopo il voto finale sul provvedimento, già approvato dal Senato e non modificato da Montecitorio, le nuove norme entreranno in vigore definitivamente con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale.
La maggioranza giallo-verde ha retto benissimo, anche se agli osservatori più attenti non è sfuggita una certa freddezza del gruppo parlamentare dei 5Stelle i cui banchi sono rimasti semivuoti ogni volta che un esponente della Lega prendeva la parola. Il discorso del si alla fiducia non è stato poi pronunciato dal capogruppo M5S, Francesco D'Uva, un altro segnale di scarso entusiasmo dei grillini.
FACCE SCURE
Il gruppo dei 18 dissidenti M5S, assai perplesso sulla bontà del decreto, questa volta è rimasto silenzioso e inattivo. Facce scure ma bocche cucite.
Nonostante le perplessità sollevate sul provvedimento, l'ala criticadel M5S alla Camera alla fine ha accordato la fiducia al governo. Unica assente giustificata la deputata Sara Cunial, ma «per motivi di salute», viene spiegato dai vertici del gruppo parlamentare pentastellato. La delusione e il nervosismo sono state tuttavia palpabili. Tanto che una delle deputate dissidenti, Veronica Giannone, ha dichiarato esplicitamente alla Adnkronos: «Una regolamentazione dell'immigrazione andava fatta. La fiducia l'ho data senza problemi. Tuttavia spero che, se ci sono cose da migliorare, lo si possa fare in futuro».
Chi invece ha subito voluto incassare la vittoria politica è stato il ministro dell'Interno Matteo Salvini che in una conferenza stampa, oltre a toccare i temi della più ampia attualità politica, ha sottolineato che il decreto sicurezza porta più sicurezza alle città di Italia, dà più potere ai sindaci, stronca il business dell'immigrazione clandestina, aumenta i poteri della lotta antimafia e antiracket». Salvini ha ricordato che anche i campi di calcio saranno più sicuri perché la parte degli incassi che viene devoluta alle forze dell'ordine viene raddoppiata.
Ma all'orizzonte si profila un nuovo braccio di ferro nella maggioranza, questa volta sull'approvazione del global compact, cioè dell'accordo voluto dall'Onu per dare una risposta globale al problema della migrazione, firmato da 193 Paesi nel 2016 e che dovrà essere adottato durante la prossima conferenza internazionale di Marrakech, il 10 e 11 dicembre. Il ministro degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi, ha parlato all'Onu di «orientamento favorevole» dell'Italia ma Salvini ha alzato il cartellino rosso. «Ci confronteremo con M5S - ha detto il vicepremier - e se non ci sarà un accordo in democrazia l'unico organo che si deve esprimere è il Parlamento».
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