LE POSIZIONI
Il più arrabbiato è Minniti. «Ma fino a quando dobbiamo sopportare? Basta!», dice l'ex ministro avvicinandosi al banco di Orlando. E così Fassino: «Voto solo per disciplina di partito, ma è l'ultima volta». I leghisti avevano chiesto il voto segreto ma sono troppe le assenze tra le fila dell'opposizione. Anzi c'è chi in FI non esclude che siano arrivati voti alla maggioranza proprio dal partito azzurro. Sta di fatto che a salvare la situazione ci ha pensato Sgarbi che, attaccando sul piano personale la deputata Occhionero, è riuscito di fatto a compattare i rosso-gialli.
Con i renziani che promettono battaglia: «Il decreto spiega un big di Italia viva a noi non piaceva affatto ma mentre il Pd è preoccupato per le parole, noi siamo allarmati per i contenuti delle leggi M5s. Lo scontro è solo rinviato». Iv sta trattando sulle regionali (l'accordo con il Pd non si farà solo in Puglia e in Veneto) e in vista delle prossime elezioni stanno trattando anche M5s e Pd (c'è stato un incontro tra Crimi e Orlando sulla Liguria). E poi in tempi di coronavirus è sbagliato alzare polveroni sulla giustizia, il refrain nella maggioranza.
Ma tra i dem è scoppiata una vera e propria rivolta. Il malessere è ampio: «E' l'ultima volta che seguiamo i Cinque stelle nel loro giustizialismo. Ora il ragionamento che accomuna tanti parlamentari occorre portare a casa dei risultati. C'è un problema di equilibrio, va marcata la distanza con il vecchio governo. Non possiamo sempre fare da sponda al Movimento 5 stelle». Questa volta dunque Renzi non c'entra. E' quello che nelle chat dei dem viene ritenuto «un vero e proprio comizio di piazza in diretta tv» ad aver fatto infuriare il Pd.
Raccontano fonti dem che la pentastellata Scutellà si sia scusata. A cercare di riportare la calma è il responsabile Giustizia del Pd, Verini: «Abbiamo condiviso osserva - il dl intercettazioni nonostante l'intervento della deputata M5s. Bisognerebbe però ricordare sempre che le parole sono pietre. E c'è il rischio che le pietre tirino altre pietre. Ma questo aggiunge è il momento del dialogo, l'importante è che la si finisca con le derive puramente identitarie».
L'obiettivo dei vertici del Pd è far sì che la riforma del processo penale che contiene il compromesso sulla riforma della prescrizione, con il cosiddetto lodo Conte bis, venga incardinata al più presto nella Commissione Giustizia della Camera. L'ok del Cdm al ddl è arrivato già da un po', il timore dei gruppi dem è che con le regionali alle porte M5s voglia prendere tempo. Ecco perché ora il partito del Nazareno tornerà in pressing. Anche sulla riforma del Csm e dell'ordinamento penitenziario. «L'unica strada afferma ancora Verini è quella di rafforzare l'agenda di governo in una logica di coalizione».
LA BATTAGLIA
Intanto il centrodestra affila le armi. E anche Renzi dopo l'emergenza coronavirus tornerà all'attacco. Difficile che la mozione di sfiducia a Bonafede possa arrivare al Senato in tempi brevi ma a fine marzo è di nuovo calendarizzata in Aula la proposta di legge Costa che punta a bloccare la riforma della prescrizione e Iv non si tirerà indietro. «La nostra battaglia sulla giustizia prosegue afferma Costa - prima o poi il Pd la finirà di appiattirsi sul giustizialismo dei Cinque stelle».
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