Giuseppe Conte, dal «patto per l'Italia» al lockdown «da scongiurare»: così in 7 mesi è cambiato il vocabolario del premier

Giuseppe Conte, dal «patto per l'Italia» al lockdown «da scongiurare»: così in 7 mesi è cambiato il vocabolario del premier
di Stefania Piras
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Lunedì 19 Ottobre 2020, 11:50 - Ultimo aggiornamento: 21:16

Dietro quell'anglicismo che abbiamo imparato tutti, lockdown, c'è un'altra parola italianissima che però viene evitata con cura: coprifuoco. E poi ci sono altre parole entrate ormai nel glossario della pandemia italiana ricorrenti, che farciscono il discorso pubblico per affrontare e gestire la pandemia. Sono: congiunti, chiusura, sacrificio, distanza, igiene, mani, spostamenti. Viene evocata, invece, per la prima volta la movida, parola presa in prestito dallo spagnolo che riguarda le uscite serali nei locali e nei bar.  

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Dal «contrasto e la prevenzione della diffusione del virus COVID-19» (11 marzo 2020) al «contenimento e gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19» (18 ottobre 2020). Nelle pieghe del burocratese si nasconde un'era di sette mesi in cui si è passati a scoprire il Covid e a convincerci. E questo si riflette anche nelle dichiarazioni del premier Giuseppe Conte che all'inizio annunciava le dirette streaming e parlava molto a lungo seguendo uno stile professorale (croce e delizia delle tv che fermavano tutto e aspettavano nervosamente l'inizio della diretta, a volte ritardata di decine di minuti, e lo mandavano in onda), ora ha contingentato i tempi: parte, legge, parla, illustra le misure con gli orari, la differenza tra somministrazione e asporto del cibo, ricorda l'importanza di lavarsi le mani (su questo punto ci sono diversi meme ironici sui social per dire che di nuovo nelle nuove misure c'è poco).

Prima Conte parlava senza mascherina, ora anche distanziatissimo indossa il dispositivo per tutta la durata della conferenza stampa e lo indica esplicitamente quando ne ricorda l'importanza.

Ieri evocava il lockdown ma solo per esorcizzarlo: «Dobbiamo scongiurare un nuovo lockdown generalizzato: il paese non può permettersi una nuova battuta d'arresto» (18 ottobre 2020).

Ieri Conte ha anche ammesso cosa non andava prima «Eravamo privi di attrezzature sufficienti, privi di mascherine, non eravamo in grado» e dice anche «Non abbiamo mai abbassato la guardia», (18 ottobre 2020) 

«Dobbiamo impegnarci per tutelare la salute pubblica ma anche l'economia», dice senza tanti giri di parole il 18 ottobre.

«La situazione è critica», avverte con una sintesi velocissima sempre il 18 ottobre 

«Abbiamo distribuito fin qui, pensate le abbiamo contate, più di un miliardo di mascherine, camici, guanti», ha detto con piglio numerico. 

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A marzo, un altro Conte. Quando il presidente annunciò la stretta totale lo fece dopo aver già chiesto di cambiare abitudini l'11 marzo. Il preludio al lockdown fu un crescendo di frasi che preparava il pubblico psicologicamente. Disse: «Ora è il momento di fare un passo in più».

«Oggi, è chiaro, siamo consapevoli che in un Paese grande, moderno, complesso, come il nostro, bisogna procedere gradualmente affinché tutti possano comprendere il difficile momento che stiamo vivendo e anche predisporsi per accettare i cambiamenti richiesti» (11 marzo 2020)

E poi: «Ho fatto un patto con la mia coscienza, al primo posto c'è e ci sarà sempre la salute degli italiani» (11 marzo 2020), accennando solo in un secondo momento all'importanza del tessuto economico delle piccole e medie imprese italiane.

Introdusse il lockdown come lo abbiamo conosciuto sgranando come un rosario il lungo elenco delle attività che subivano restrizioni: «Ora, questo è il momento di compiere un passo in più.  Quello più importante.  l’Italia rimarrà sempre una zona unica. L’Italia protetta - disse con quel suo tono ecumenico dettato dalle circostanze - Disponiamo anche la chiusura di tutte le attività commerciali, di vendita al dettaglio, ad eccezione dei negozi di generi alimentari, di prima necessità, delle farmacie e delle parafarmacie». 

Concluse, a marzo, dicendo: «Rimaniamo distanti oggi per abbracciarci con più calore, per correre più veloci domani. Tutti insieme ce la faremo». Poi è arrivata l'estate, le vacanze, la movida, gli spostamenti nelle seconde case, il relax agostano e gli abbracci sono ancora un miraggio nonostante il capo del governo chiedesse di mantenere già la distanza sociale anche in ambito familiare il 26 aprile.

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