Parte da lontano il ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti. Cita Joseph Schumpeter e John Maynard Keynes, ma il concetto che vuole far passare è semplice. I fondi del Pnrr devono dare sostegno ai settori strategici, alle fondamenta della nostra economia. «In questa epoca di grande incertezza - spiega - in cui l’economia si deve confrontare con le tremende tensioni delle guerra e gli strascichi della pandemia, bisogna far cadere tanti dogmi e tabù, guardando al futuro con pragmatismo». Non solo mettendo in cima alle priorità la necessità di far fronte alla “notte demografica” che rischia di condizionare il futuro del Paese nei prossimi anni, ma ponendo al centro l’industria manifatturiera che crea occupazione e ricchezza. E che meriterebbe «maggiore attenzione e considerazione» rispetto a quanto accaduto in passato. Del resto la task force annunciata proprio l’altro ieri dal Mise rientra in questa filosofia, in un approccio più ampio, senza ideologismi.
Le tappe
«Solo oggi - sottolinea il ministro - ci accorgiamo, ma è solo uno tra tanti esempi, che l’industria degli armamenti è stata trascurata, come fosse vietato parlarne».
Gli obiettivi
«La politica dei sostegni e i fondi del Pnrr - scandisce - devono guardare al lungo termine, alle fondamenta dell’economia, ai settori strategici da rafforzare o ricostruire o reinventare». Ci siamo accorti con la pandemia - ragiona - di non avere le fabbriche di mascherine, di essere molto indietro nei semiconduttori, di non avere sovranità tecnologica in molti comparti, ecco ora bisogna recuperare terreno, muoversi in fretta. Come? La visione del ministro è chiara: «lo Stato deve accompagnare, supportare, spingere, ma l’elemento fondamentale resta l’imprenditore che investe, che ha coraggio, che si lancia in nuove iniziative, che rischia». Per questo va creata «una cultura dell’imprenditorialità nei nostri giovani», perché allo Stato non si può chiedere tutto. Da qui l’urgenza e la necessità di puntare sulla formazione, su professionalità diverse, oltre che sulla voglia di fare.
«I fondi del Pnrr - conclude - vanno utilizzati per costruire la fondamenta del futuro, non per abbellire le esteriorità del presente». Uno sforzo «da concentrare nei comparti strategici, non spendendo i fondi nei bonus, a partire da quello per il reddito di cittadinanza. Perché il futuro lo disegneranno gli imprenditori, le persone, non certo solo il governo o il ministero dello Sviluppo».