Comincia a prendere forma il piano di Mario Draghi per accelerare la campagna dei vaccini. Franco Gabrielli, appena nominato sottosegretario ai Servizi, potrebbe ricevere anche la delega di consigliere per la sicurezza nazionale del presidente del Consiglio. In questo ruolo l’ex capo della Polizia sarebbe anche una sorta di super commissario per il coordinamento della gestione dell’emergenza innescata dal Covid-19 e dalle sue varianti. Piano per la somministrazione dei vaccini incluso. Al programma vaccinale, che Draghi ritiene essenziale per uscire dalla spirale delle misure restrittive e per garantire la ripartenza del Paese, lavorerà anche Fabrizio Curcio tornato alla guida della Protezione civile venerdì. La notizia della delega per la sicurezza nazionale a Gabrielli non è ancora ufficiale. Dovrebbe trovare conferma domani con la pubblicazione nella Gazzetta ufficiale del decreto di nomina. Da quel momento Gabrielli, oltre a occuparsi dei Servizi, potrà svolgere un ruolo di coordinamento di tutte le attività del governo legate alla lotta alla pandemia. Insomma, stabilire ruoli e responsabilità, affidare incarichi. Dettare l’agenda vaccinale. E, soprattutto, la sua organizzazione. Obiettivo: 500-600 mila dosi iniettate ogni giorno.
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Battaglia
Nel frattempo Draghi darà battaglia a livello europeo per ottenere un accelerazione delle autorizzazione del nuovo vaccino Johnson&Johnson da parte dell’Agenzia europea del farmaco (Ema) e sommare nuove filiere di approvvigionamento a quelle esistenti di Pfizer, AtraZeneca e Moderna.
Le forniture
Il premier Draghi, a regime, spera di incrementare le vaccinazioni giornaliere, che nei giorni scorsi hanno toccato l’apice con 120.000 iniezioni in 24 ore. Per farlo servono le dosi, per questo si guarda allo sviluppo della procedura di autorizzazione di nuovi vaccini, compreso il russo Sputnik 5. Ma senza forzature, restando nel percorso comune della Ue e dunque delle autorizzazioni rilasciate dall’Ema. Da aprile, quando si aggiungeranno a Pfizer, Moderna e AstraZeneca anche le forniture di Johnson&Johnson, le dosi a disposizione diventeranno numericamente importanti. Nel migliore degli scenari dovrebbero arrivarne 60 milioni (nell’arco temporale del secondo trimestre): l’Italia non può permettersi di sbagliare. Si sta valutando la strategia delle “prime dosi”, ma gli esperti avvertono: va bene con AstraZeneca, che prevede comunque la seconda dopo tre mesi, va evitata con Moderna e Pfizer che invece richiedono il rispetto dell’arco temporale di tre-quattro settimane.
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