Coronavirus, la previsione di Arcuri: «App pronta a fine mese». Con percorso a ostacoli

Coronavirus, la previsione di Arcuri: «App pronta a fine mese». Con percorso a ostacoli
di Francesco Malfetano e Cristiana Mangani
4 Minuti di Lettura
Mercoledì 6 Maggio 2020, 08:29

Sarà operativa probabilmente a fine mese, anche se non basterà da sola a prevenire la diffusione del contagio da coronavirus, e andrà integrata con «l'uso tempestivo di tamponi», altrimenti servirà a poco. La app Immuni per il coronavirus procede tra mille ostacoli e polemiche politiche, tra dubbi sulla privacy e la conservazione dei dati. E ieri la prova si è avuta durante l'audizione del commissario straordinario Domenico Arcuri, in videoconferenza con la Commissione trasporti della Camera. Il manager era stato convocato anche davanti al Copasir, ma la lunga audizione della ministra per l'Innovazione Paola Pisano che l'ha preceduto, ha fatto ulteriormente slittare l'incontro.
Nel frattempo, però, il Commissario ha dovuto fare i conti con una raffica di domande, in alcuni casi neanche attinenti al suo ruolo. Il risultato è che l'app per il tracciamento dei contagiati non è ancora pronta. Rispetto alla disponibilità al download di Immuni sui telefoni degli italiani, secondo Arcuri, bisognerà aspettare «almeno la fine del mese» di maggio. Tuttavia c'è già chi individua anche questa scadenza come poco credibile con il rischio che l'applicazione diventi ancora meno efficace. I dubbi di diversi esperti sono legati al fatto che un'app complessa come quella di cui ora si stanno occupando Sogei e PagoPA - che di fatto hanno sostituito Bending Spoons - possa essere sviluppata in meno di due mesi. Per cui, prendendo come riferimento il 16 di aprile, data di assegnazione della commessa, giugno e l'ipotetica fase 3 sembrano decisamente più realistiche.
L'INFORMAZIONE
Detto questo, il Commissario ha spiegato cosa manca ancora per l'attivazione, ribadendo che «funzionerà se il tempo di attraversamento (dall'alert al tampone, ndr) sarà accorciato e se a essa si accompagnerà la somministrazione dell'unico agente per individuare un individuo contagiato, che è il tampone». Ci sarà poi da far partire la campagna di informazione. E anche qui Arcuri ha chiarito: «Abbiamo richiesto a 7 aziende leader del settore di farci una proposta, di nuovo a titolo gratuito. E ci apprestiamo a fare una procedura competitiva accelerata per trovare un soggetto incaricato dell'helpdesk e del call center».
La discussione si è anche concentrata sulla conservazione dei dati in forma anonima o pseudoanonimizzata, così come è indicato nel decreto di approvazione, che dovrà comunque essere sottoposto al vaglio del Parlamento. «La app - ha replicato Arcuri - dà un alert a un device, a un telefono, e gli dice sei stato in contatto per più di 15 minuti negli ultimi 14 giorni con un altro device - anch'esso non è un nome - che risulta contagiato. Il ricevitore del device deve attivarsi e se il sistema sanitario regionale non è in grado di sottoporlo in fretta a un tampone, non ha fatto il suo lavoro e nessuno di noi lo ha fatto».
Durante l'audizione al Copasir della ministra Pisano si è discusso dell'assenza di una data di rilascio ufficiale dell'applicazione e delle ombre che si sono allungate sulla procedura di selezione di Immuni. Una visione che sarebbe confermata dal fatto che il modello di riferimento su cui sarà costruita, è quello che Apple e Google hanno presentato lunedì e che non sarà consegnato agli sviluppatori dei Paesi prima della metà di maggio. Da quel punto in poi, in pratica, gli sviluppatori italiani potrebbero dover disfare una parte del proprio lavoro per ricominciare da capo, ritardando ancora la questione.
I TECNICI
Per quanto riguarda, invece, la selezione del sistema sviluppato da Bending Spoons, i dubbi riguardano un'ipotetica forzatura della Pisano in loro favore. La ministra avrebbe di fatto disconosciuto l'operato degli esperti attribuendo al gruppo numero 6 della task force la scelta come soluzione «più idonea». Mentre dalla loro relazione era emerso che avevano indicato due applicazioni da sviluppare parallelamente: Immuni e CovidApp. Per i tecnici quindi, le due app avrebbero dovuto essere testate in parallelo per prendere una decisione conclusiva. Ma la ministra avrebbe preferito Immuni. Cosa che, in qualche modo, sembra confermare e rivendicare.
 

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