Avanti, ma con cautela. La ministra Marta Cartabia prova a togliere dalle secche l'ultimo e più complicato pacchetto di riforma della giustizia recandosi a Palazzo Chigi dove incontra Mario Draghi e dopo, a lungo, Roberto Garofoli, sottosegretario alla Presidenza. Due gli scogli da superare: la riforma del sistema di elezione del Consiglio Superiore della Magistratura e le regole che dovrebbero fermare le porte girevoli tra politica e giustizia.
Cartabia e Draghi, incontro per il nuovo Csm
Nella maggioranza le spaccature restano profonde e anche nella magistratura non c'è intesa, al punto che l'Anm non è riuscita a presentare una proposta alternativa a quella elaborata dalla Cartabia che spinge per un sistema elettorale maggioritario seppur temperato.
Giustizia, la riforma del Csm: limiti alle porte girevoli tra magistrati e politica
I RINVII
Dopo i rinvii delle scorse settimane, il tempo stringe se si vuole evitare di tornare ad eleggere i componenti del Csm, che scade a luglio, con le vecchie regole che conferiscono alle correnti i poteri spartitori rivelati dalla vicenda-Palamara.
L'Anno giudiziario/ La certezza del diritto e i dubbi degli italiani
La proposta messa a punto dalla Cartabia prevede un sistema elettorale maggioritario binominale a preferenza unica, con un correttivo che premia i migliori terzi in modo da assicurare la presenza delle minoranze. FI e Lega sono però per il sorteggio temperato. Ovvero le liste dovrebbero essere composte ad estrazione di magistrati in possesso di precisi requisiti che poi verrebbero sottoposti al voto. Problemi non da poco continuano ad esserci sui meccanismi di valutazione e su fronte disciplinare. L'idea di istituire un'Alta Corte piace a molti, viene rilanciata dalla dem Anna Rossomando, ma al di là del merito segnala una scarsa voglia di chiudere presto il pacchetto. Infatti per istituire l'Alta Corte occorrerebbe una legge costituzionale e molto tempo, che però non c'è.
Giustizia, Cartabia: «La riforma del Csm è fondamentale, rispettare scadenza»
Dopo il caso di Catello Maresca, ex pm antimafia di Napoli che - dopo essersi candidato a sindaco della città e aver perso è tornato ad indossare la toga a Campobasso pur conservando il seggio in consiglio comunale - si cerca di porre un'argine al malcostume. Nel ddl Bonafede si prevede una soluzione drastica che impedisce alla toga il rientro in magistratura al termine dell'incarico politico. Ma il Pd è invece favorevole al rientro pur con cinque anni senza incarichi direttivi e in un altro distretto.
Viste le distanze, è probabile che alla fine il governo decida di rinviare l'intesa al Parlamento senza sollecitare, quindi, un voto in consiglio dei ministri.