Autonomia, il fronte del Sud contro la bozza di riforma di Calderoli. De Luca: «Ritirare il ddl»

Autonomia, il fronte del Sud contro la bozza di riforma di Calderoli. De Luca: «Ritirare il ddl»
di Andrea Bulleri
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Mercoledì 16 Novembre 2022, 18:30

«Ritirare il ddl sull'autonomia differenziata». Parte dalla Campania la crociata contro il disegno di legge che il ministro per gli Affari regionali Roberto Calderoli porterà domattina alla conferenza Stato-regioni. Ma il fronte dei contrari potrebbe presto allargarsi ad altri governatori del Sud, a meno che nel frattempo non intervengano modifiche. Oggetto del contendere, la bozza di proposta che il ministro leghista ha stilato sulla riforma che dovrebbe assegnare maggiore libertà di azione alle regioni.

E che, nell'ultima versione, prevede un passaggio che non è andato giù al presidente campano Vincenzo De Luca (ma sul quale anche Fratelli d'Italia mostra freddezza): un "allentamento" sui Lep, i livelli essenziali delle prestazioni.

Si tratta di un criterio, introdotto in Costituzione nel 2001, secondo cui ogni Regione, nell'erogare i servizi pubblici che a essa sono demandati, deve rispettare alcuni standard, «livelli essenziali concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale». In altre parole, una sorta di "prestazione base" sotto il quale le regioni non possono scendere. 

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Ma come interviene la bozza di proposta di legge? Se oggi a definire i Lep è il governo, nel testo proposto da Calderoli si afferma che, trascorsi 12 mesi senza una decisione dell'esecutivo in materia, «anche le funzioni nelle materie di cui al comma 1 possono essere trasferite alla Regione». Tradotto: le singole giunte regionali potranno legiferare e intervenire anche su materie come istruzione, ambiente, lavoro, senza che lo Stato centrale abbia stabilito i parametri minimi entro i quali devono muoversi. 

Per i governatori contrari è «intollerabile» una proposta di autonomia differenziata che non preveda a monte la definizione dei Lep. Anche perché il rischio, segnalano, è che se così fosse il criterio per i trasferimenti di risorse da Roma sarebbe quello della spesa storica, motivo per cui - è il timore - alla fine finirebbero per uscirne avvantaggiate soltanto le regioni del Nord. Anche per questo De Luca parla di «un provvedimento che genera solo caos e che spacca in due il Paese. Faremo un fronte con altre regioni del Sud come Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Lazio - annuncia il presidente della Campania - ma ci sono segnali per un sostegno anche da parte delle Regioni del Nord. Da domani siamo in battaglia - conclude  De Luca - per difendere l' unità nazionale». Anche Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera di FdI, è stato cauto: «Non ci saranno regioni di serie A e di serie B», ha assicurato, ricordando che per il partito di maggioranza relativa l'intorduzione dell'autonomia differenziata deve muoversi di pari passo con la riforma costituzionale sul presidenzialismo». 

De Luca chiede formalmente il ritiro del disegno di legge, annuncia un fronte con altre regioni del Sud come Calabria, Basilicata, Puglia, Molise e Lazio, e si appella alla premier Meloni: «Siccome in queste settimane abbiamo sentito sempre parlare di Nazione e di interesse nazionale, vogliamo sperare,
visto che è in discussione l'unità della Nazione, ci siano comportamenti conseguenti». Su questo anche Rampelli non transige: «Abbiamo sempre detto che per noi i livelli essenziali di prestazione sono imprescindibili e lo ribadiamo ancora oggi». Ma l' autonomia differenziata è un tema trasversale agli schieramenti.

Tra i governatori storicamente favorevoli non solo i leghisti Luca Zaia e Attilio Fontana, ma anche il governatore dem dell'Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, cui si è aggiunto in un secondo momento anche il presidente della Toscana Eugenio Giani, che - ha ricordato anche oggi - punta in particolare su due materie: beni culturali e geotermia. Il presidente della Valle d'Aosta Erik Lavevaz giudica positivamente il confronto tra governo e Regioni ma «parteciperemo attivamente al confronto anzitutto con le altre realtà a Statuto speciale, perché siano salvaguardate le peculiarità». 

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