Autonomia, Roberto Occhiuto: «Così non va. La scuola deve stare fuori dalla riforma»

Il governatore della Calabria: «Il testo va riequilibrato o favorirà ancora il Nord»

Autonomia, Roberto Occhiuto: «Così non va. La scuola deve stare fuori dalla riforma»
di Francesco Malfetano
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Lunedì 21 Novembre 2022, 08:12

Presidente Occhiuto l’autonomia differenziata proposta dal ministro Roberto Calderoli è una riforma zoppa? 
«Per come è ora questa è una riforma sbilanciata, che guarda troppo all’autonomia differenziata e poco ai diritti sociali e civili. Cioè pretende di attuare un principio (l’autonomia, ndr) che la Costituzione contiene come possibilità al suo articolo 116, e non altri (i diritti civili e sociali, ndr) che invece sono indicati come un dovere. E lo stesso, peraltro, riguarda la perequazione presente all’articolo 119. Per cui, il mio punto di vista è piuttosto semplice. Attuiamo prima ciò che è doveroso e poi, anche un’istante dopo, passiamo all’autonomia differenziata».

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Rischia di limitare i diritti dei cittadini del Sud? I “livelli essenziali delle prestazioni” si abbasserebbero ulteriormente dove sono più bassi. 
«Riparto dalla Costituzione che ci dice come i diritti sociali e civili dei cittadini, che poi sono tradotti in risorse proprio attraverso i Lep, debbono essere garantiti su tutto il territorio.

Solo che oggi e all’interno della riforma di cui stiamo discutendo sono finanziati attraverso il principio ingiusto della spesa storica. Cioè vengono storicizzate le disuguaglianze tra Nord e Sud. Faccio un esempio: ipotizziamo che la città di Crotone spenda solo 100mila euro all’anno per gli asili e Treviso un milione, anche se lo Stato l’anno successivo stanziasse più risorse ne sarebbero sempre destinate di più alla seconda».

Ma quindi lei è a favore della riforma o no?
«Ho un approccio un po’ diverso rispetto ai miei colleghi governatori del Sud. A me non piace l’idea di un Mezzogiorno che gioca sempre in difesa. Dobbiamo avere la capacità di rilanciarci e anche con l’autonomia differenziata potremmo ricavarne benefici. Io faccio sempre l’esempio dell’energia: in Calabria ne produciamo più di quanta ne consumiamo, eppure i calabresi pagano le bollette quanto gli altri italiani. Non è giusto. E ancora: io incontrerò a breve un gruppo industriale che vuole impiantare nella mia Regione un parco eolico off-shore grandissimo, se io potessi dire ai cittadini che quel parco abbasserebbe direttamente le loro bollette per me sarebbe molto più semplice. In altri termini, se prima dell’autonomia otteniamo il passaggio dei finanziamenti dalla spesa storica ai fabbisogni reali, le Regioni del Sud ci guadagnerebbero». 

Ci sono materie che escluderebbe? 
«Terrei fuori la scuola sicuramente, su una materia come la formazione dei saperi se si dovessero creare più sistemi scolastici si aumenterebbe il divario tra Nord e Sud. Mi permetta una precisazione però».

Dica.
«Il ministro Calderoli è sì un uomo del Nord, ma è anche un uomo molto intelligente. Ha già capito che senza chiudere il capitolo Lep e fabbisogni questa riforma è difficile che vada avanti. Credo che già in legge di bilancio ci sarà l’istituzione di una cabina di regia che ha il compito proprio di accelerare il processo di passaggio al regime dei fabbisogni».

La Calabria oggi è al centro della cronaca anche per il Ponte sullo Stretto. Stavolta si farà davvero o è la solita promessa? 
«Salvini lo vedo determinato come nessuno prima di lui. Il Ponte sarebbe un’infrastruttura straordinaria che svilupperebbe non solo un canale turistico ma anche l’infrastrutturizzazione dei territori. Sono contro ai teorici del benaltrismo che dicono ‘pensiamo alle strade’. Lo dicevano anche negli anni ‘50, quando si fece l’Autostrada del Sole. Pensiamo all’Alta velocità ferroviaria: in Calabria e Sicilia si farà davvero solo con il Ponte, perché una cosa è collegare una Regione come la nostra con meno di 2 milioni di abitanti, e una cosa è collegarne due che arrivano a 7 milioni». 

Tra i suoi dossier, come per Piombino e Ravenna, c’è anche un rigassificatore. Per Gioia Tauro aspetta solo l’ok del governo...
«Qui ne parliamo da prima che la crisi energetica scoppiasse con questa violenza. E infatti abbiamo già tutte le autorizzazioni valide, manca solo la dichiarazione del governo che lo qualifica come opera strategica. E per di più ad una struttura di quel tipo sarebbe legata l’installazione di una piastra del freddo necessaria per il processo di rigassificazione. Una piastra che poi tornerebbe utile anche a surgelare i prodotti alimentari. Parliamo della capacità di congelare la metà dei prodotti alimentari europei, renderebbe Gioia Tauro un polo dell’agroindustria dalle enormi potenzialità».

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