Adozioni gay, i pm di Milano: «Persone dello stesso sesso non possono essere genitori». Depositati i reclami alla Corte d'Appello

La Procura di Milano ha depositato i reclami contro i tre decreti del Tribunale civile che hanno dichiarato «inammissibile» la richiesta dei pm di annullamento delle trascrizioni dei riconoscimenti dei bimbi di tre coppie di donne

Adozioni gay, i pm di Milano: «Persone dello stesso sesso non possono essere genitori». Depositati i reclami alla Corte d'Appello
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Giovedì 29 Giugno 2023, 18:22 - Ultimo aggiornamento: 18:55

La Procura di Milano ha depositato i reclami alla Corte d'Appello milanese contro i tre decreti del Tribunale civile che, il 23 giugno scorso, hanno dichiarato «inammissibile» la richiesta dei pm di annullamento delle trascrizioni dei riconoscimenti dei bimbi di tre coppie di donne, nati con procreazione assistita avvenuta all'estero. I reclami sono stati formulati dal pm Rossana Guareschi, col coordinamento anche del procuratore Marcello Viola.

I pm di Milano: «Persone dello stesso sesso non possono essere genitori»

Nella sentenza numero 237 del 2019 la Corte Costituzionale «ha riaffermato il principio secondo cui 'allo statò nel nostro ordinamento è 'escluso che genitori di un figlio possano essere due persone dello stesso sessò».

Lo scrivono i pm di Milano nei reclami alla Corte d'Appello contro la validità, dichiarata dal Tribunale civile milanese sei giorni fa, delle trascrizioni dei riconoscimenti dei bimbi di tre coppie di donne. Nell'atto la Procura milanese cita «i principi univoci dettati, a partire dal 2019 dalla giurisprudenza costituzionale e di legittimità», ossia dalla Cassazione.

Il ricorso

Il punto su cui il pm Rossana Guareschi, che aveva presentato le istanze di annullamento al Tribunale civile, aveva insistito nel corso delle udienze di primo grado era la possibilità per i giudici di rettificare atti, che riconoscevano anche la cosiddetta 'madre intenzionale' oltre a quella biologica, redatti in violazione di legge. Nei tre decreti, invece, i giudici dell'ottava civile avevano chiarito che l'anagrafe comunale può «rifiutare di accettare una dichiarazione di riconoscimento del figlio, ma una volta che la dichiarazione sia stata accettata, anche se per compiacenza, per errore o in violazione di legge, e sia stata annotata in calce all'atto di nascita del minore, il riconoscimento effettuato non potrà essere contestato». Per il Tribunale, spiegavano i giudici nei decreti, si può ricorrere solo ad una procedura speciale per annullarli, ossia «al modello di tutela che il nostro ordinamento prevede per la rimozione dello status di figlio». Procedura a cui non può accedere la Procura. Tra l'altro, nei giorni scorsi si è tenuta, sempre davanti all'ottava civile, un'udienza su un quarto caso di coppia di donne, che hanno avuto un figlio con procreazione assistita all'estero. I pm hanno chiesto di annullare la trascrizione perché avvenuta sempre dopo la nota sentenza della Cassazione di dicembre. Ed è attesa ovviamente una decisione in linea con le altre. Mentre è probabile che i due uomini, che si sono visti, invece, annullare sei giorni fa dal Tribunale la trascrizione dell'atto di nascita del figlio nato con maternità surrogata (vietata in Italia) all' estero, non faranno ricorso. Sceglieranno, invece, la strada dell'adozione in casi speciali con domanda in un Tribunale dell'Emilia Romagna, dove risiedono.

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