PORDENONE - L'ex centrale nucleare di Chernobyl è passata sotto il controllo di Mosca. Dopo gli scontri tra le forze armate ucraine e i soldati dell'esercito russo il sito (dove nel 1986 ci fu la disastrosa esplosione con la fuga radioattiva) è passato nelle mani delle truppe di Vladimir Putin. Gli scontri a ridosso della centrale ancora carica di veleni ha fatto temere il peggio: un eventuale attacco con colpi di granate o missili potrebbe di nuovo causare fuoriuscite di polveri radioattive? È la domanda che ha fatto tornare a tremare l'Europa intera. A proteggere il tristemente noto reattore 4 dell'ex centrale di Chernobyl vi è da qualche anno un maxi-scudo, realizzato con l'impiego di una cosa come venticinquemila tonnellate di acciaio, realizzato per buona parte a Pordenone. A costruire il gigantesco arco di acciaio è stato infatti la Cimolai spa nelle sue unità produttive pordenonesi. Era il 2010 quando l'azienda pordenoense entrò nel consorzio di imprese che si occupò dello smantellamento e della messa in sicurezza del sito inquinato. Il suo compito: realizzare una gigantesca struttura in acciaio a forma di arco che servirà come ricovero del sarcofago (installato dopo l'incidente dell'86) del principale reattore distrutto nell'ex centrale nucleare di Chernobyl.
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Chernobyl, maxi arco di acciaio
La mega-struttura è stata progettata per mettere in sicurezza il reattore durante il previsto smantellamento con demolizione.
Lo scudo al reattore di Chernobyl
Nel recente passato anche il mercato russo per la Cimolai è stato di primaria importnza. Proprio nel Paese dello zar Putin la Cimolai ha realizzato due stadi in occasione dei mondiali del 2018. Con la società mista - metà del Gruppo Cimolai, metà di una società partner russa - Jvk-C si è aggiudicato l'appalto per la costruzione delle innovative arene di Volgograd e di Ninzhny Novgorod che sono state ultimate nella primavera di quattro anni, giusto per il Mondiale. In questo momento - come hanno fatto sapere ieri fonti aziendali - la Cimolai non ha commesse né in Russia né in Ucraina. Ma come tutto il comparto della siderurgia e della metalmeccanica anche nella società pordenonese si guarda con preoccupazione a quelli che potrebbero essere gli sviluppi delle tensioni internazionali. In particolare rispetto a un ulteriore aumento delle materie prime e della possibilità che vi sia una contrazione della disponibilità di acciaio, del quale l'Ucraina è uno dei maggiori produttori.