Vermi risalenti a 46mila anni fa scoperti nel Permafrost siberiano, cos'è la criptobiosi e come sono sopravvissuti

Un team internazionale di scienziati afferma che i nematodi trovati nel permafrost siberiano hanno 46.000 anni e sono sopravvissuti con tecniche simili a quelle dei moderni laboratori

Permafrost siberiano, scoperta forma di vita risalente a 46mila anni fa. Cos'è la criptobiosi e come sono sopravvissuti i «vermi»
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Venerdì 28 Luglio 2023, 16:34 - Ultimo aggiornamento: 17:17

I namatodi, antenati dei vermi, sono essere dalle incredibili capacità, in grado di sopravvivere anche nel permafrost siberiano. Nel 2018 gli scienziati hanno annunciato di aver scoperto e riportato in vita due tipi di nematodi microscopici  stimando che potessero avere 42.000 anni. Ora gli invertebrati sono oggetto di ulteriori ricerche: gli scienziati ipotizzano che una di queste varietà di nematodi rappresenti una nuova specie, soprannominata Panagrolaimus kolymaensis, in onore per il fiume Kolyma dove sono stati trovati.

La scoperta

La nuova ricerca, pubblicata il 27 luglio sulla rivista Plos Genetics, confronta anche il meccanismo di sopravvivenza del verme siberiano con quello di un'altra specie di nematode, il Caenorhabditis elegans, un organismo modello utilizzato nei laboratori di tutto il mondo.

I ricercatori sostengono inoltre che i vermi P. kolymaensis hanno in realtà 46.000 anni, in base alla datazione della materia vegetale trovata assieme a loro.

«La datazione al radiocarbonio è assolutamente precisa e ora sappiamo che sono davvero sopravvissuti 46.000 anni», afferma il coautore dello studio Teymuras Kurzchalia, biologo cellulare emerito presso l'Istituto Max Planck di biologia cellulare molecolare e genetica di Dresda.

Le specie di Panagrolaimus si trovano in tutto il mondo e sono note per la loro capacità di sopravvivere in ambienti che li espongono regolarmente al disseccamento o al congelamento, afferma Ann Burnell, professore emerito di biologia presso la Maynooth University in Irlanda, che non è stata coinvolta nel nuovo studio.

Se i vermi sono davvero così antichi come suggerisce lo studio, sarebbero di gran lunga gli esempi più sorprendenti di ciò che gli scienziati chiamano criptobiosi - la capacità di un organismo di sospendere il proprio metabolismo in condizioni avverse. «Mi è sembrato un lavoro impressionante e interessante», afferma David Wharton, professore emerito di zoologia presso l'Università neozelandese di Otago, che non è stato coinvolto nella nuova ricerca.

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Scetticismo precauzionale

Ma alcuni scienziati sono scettici sui risultati dello studio, come del resto lo erano anche quando gli esemplari che sono stati segnalati per la prima volta nel 2018. All'epoca i ricercatori esterni avevano espresso il timore che i nematodi analizzati potessero essere una contaminazione moderna. Byron Adams, biologo della Brigham Young University, era uno di quegli scettici e rimane poco convinto del nuovo lavoro di Kurzchalia e dei suoi colleghi. «Mi piacerebbe credere che gli animali che descrivono siano sopravvissuti al congelamento per 40.000 anni nel permafrost», dice Adams. «E se fossi uno scommettitore, scommetterei che potrebbe davvero accadere, e che queste cose sono davvero così antiche».

Verifiche fatte?

Adams sostiene che l'analisi del documento non prova l'età dei vermi, ma solo quella del materiale vegetale trovato nelle vicinanze. «Non metto in dubbio l'età del materiale organico nel permafrost», afferma. «Quei valori sono probabilmente legittimi».

Adams aggiunge, tuttavia, che «gli autori non hanno fatto il lavoro necessario per dimostrare che gli animali recuperati non sono semplicemente contaminanti di superficie». Un modo per verificare le età, dice, sarebbe quello di campionare il suolo della zona e confermare che i nematodi in esso presenti rappresentano specie diverse da quelle trovate nel permafrost.

Kurzchalia non è stato coinvolto nel processo di raccolta originale, condotto nel 2002 come parte di una serie di escursioni durate anni. Ma dice di fidarsi delle procedure di sterilità utilizzate dagli scienziati per evitare contaminazioni moderne. 

Oltre alla datazione al radiocarbonio, gli autori del nuovo studio hanno anche confermato di poter indurre con successo i nematodi a entrare e uscire dallo stato di dormienza della criptobiosi utilizzando speciali spunti preparatori.

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