NEW YORK Non è più solo un’idea da fantascienza: legioni di “Terminator” potrebbero comparire sui campi di battaglia presto. Certo, non si chiameranno con il nome del robot che nell’omonimo film aveva il volto di Schwarzenegger, ma li conosceremo come “armi letali autonome”, anche se in gergo popolare sono stati già battezzati “killer robot”.
Sono armi cioé che sulla base delle osservazioni e degli algoritmi da esse stesse accumulati potranno decidere se sparare, se uccidere il nemico, sia esso rappresentato da altre armi intelligenti o da persone in carne ed ossa. «Possiamo permettere che un pugno di nazioni costruiscano delle armi che, da sole, decideranno di prendere di mira e uccidere degli esseri umani?» ha chiesto il premio Nobel per la pace Jody Williams nel corso di una conferenza all’Onu per il bando di queste armi.
La conferenza è stata organizzata lunedì mattina dal movimento “Campaign to stop killer robots”, ed è stata inaugurata dall’alto commissario Onu per il disarmo, Zumi Nagamitsu. I vari esperti hanno parlato con passione del problema e del fatto che esso potrebbe diventare «irrisolvibile» se non si adottano in tempo leggi che lo prevengano, vietando che le varie nazioni costruiscano le proprie armi letali autonome.
Ma nel dibattito di estrema gravità, qualche sorriso è stato comunque registrato per la presenza della “mascotte” del movimento, il “robot della pace”, giunto per l’appuntamento direttamente da Londra.
Stati Uniti e Russia sono i due Paesi che più resistono all’idea di proporre delle leggi che vietino chiaramente e senza appello la produzione di armamenti intelligenti e autonomi. Altri Paesi sostengono che le leggi esistenti sono sufficienti a impedire che queste armi vengano adottate dagli eserciti. Ma nella realtà il progresso nel campo dell’intelligenza artificiale e della robotica già renderebbe possibile lasciare che certe armi, ad esempio i droni, agiscano senza che l’operatore umano li guidi.
Il convegno all’Onu ha sottolineato l’immensa quantità di problemi etici e tecnici che un simile futuro comporta, a partire dal fatto che si darebbe a una macchina il permesso di decidere della vita o della morte degli esseri umani, e che queste macchine potrebbero anche essere soggette a pirateria cibernetica. Il tema è di grandissima vastità e attualità. Ma in fondo il messaggio è semplice come le parole del robot della pace, «Support the call to ban killer robots!»
.@DavidWreckham enters the #FirstCommittee with a simple message: Support the call to ban #killerrobots @BanKillerRobots pic.twitter.com/R7UhuConIc
— Allison Pytlak (@a_pytlak) October 21, 2019
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