Melika e Aazam (nomi di fantasia) sono due ragazze iraniane di Mashhad e Tabriz, hanno 20 e 21 anni e sono scappate dall'Iran e sono arrivate in Italia. Negli ultimi mesi hanno vissuto sulla propria pelle la brutalità della repressione del regime di Khamenei. L'eco delle manifestazioni è arrivato in tutto il mondo. Le due ragazze del movimento "Donna, vita, libertà" sono arrivate nel nostro Paese dopo aver attraversato la Turchia e i loro racconti sono agghiaccianti: «Prendo psicofarmaci - racconta una di loro al Corriere della Sera -. Lo psichiatra mi ha diagnosticato il disturbo traumatico da stress. La notte mi alzo ancora a controllare se c'è qualcuno fuori dalla porta».
«Da quando mi hanno portata in carcere, ho attacchi panico e incubi - spiega Melika -.
Stupri e violenze: i racconti del carcere in Iran
Gli stupri, raccontano, sono così frequenti che le ragazze in carcere chiedono alle famiglie di portare confezioni con la pillola del giorno dopo. Alcune vengono addirittura uccise perché incinte. Asportano gli uteri per nascondere le prove e fingono che si siano suicidate. Aazam racconta che il fidanzato è stato portato via dopo una retata in un'università: «Le autorità volevano che accusasse un amico di aver ucciso un pasdaran ma lui non ha mai ceduto. L'hanno violentato così tanto che sono stati costretti a portarlo in ospedale per ricucire il corpo sventrato».