Quiet quitting, il minimo indispensabile al lavoro: la scelta dei giovani americani

Quiet quitting, il minimo indispensabile al lavoro: la scelta dei giovani americani
di Caterina Carpanè
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 11 Gennaio 2023, 10:30

Giovani, maschi e laureati: è questo l’identikit dei quiet quitter americani, secondo una nuova ricerca pubblicata negli Stati Uniti dal National Bureau of Economic Research (NBER), con sede nel Massachusetts. Nel mondo post pandemico, dopo le “grandi dimissioni”, si discute sempre di più del fenomeno dell’abbandono silenzioso, il quiet quitting: il termine, diventato ormai popolare hashtag sui social, descrive quei lavoratori che non si licenziano, bensì scelgono di lavorare lo stretto necessario, fissando dei limiti alle proprie giornate in azienda, pur nel rispetto delle proprie mansioni e dell’orario stabilito dal contratto.

Cos'è il Quiet Quitting

Basta fare più del dovuto, stop alla reperibilità continua, diritto alla disconnessione: con l’obiettivo di un miglior equilibrio tra vita professionale e sfera privata, ma anche sulla scia di un aumento dell’insoddisfazione in termini di crescita professionale e remunerazione, sta cambiando il modo di pensare alla propria occupazione. Come dice Zaid Khan, ingegnere ventenne di New York in un video da quasi 4 milioni di visualizzazioni postato su TikTok nel luglio del 2022, non si tratta di «lasciare il lavoro, ma di abbandonare l’idea di andare ben oltre quanto richiesto. Il lavoro non è la tua vita e il tuo valore come persona non è definito dai tuoi risultati produttivi».

@zaidleppelin On quiet quitting #workreform ♬ original sound - ruby

Secondo uno studio della Washington University, tra il 2019 e il 2022 negli Stati Uniti gli uomini tra i 25 e i 39 anni hanno volontariamente lavorato 16 ore in meno all’anno: le riduzioni più ampie sono state registrate tra i professionisti laureati, con stipendi molto alti, che già trascorrevano molto tempo in ufficio. Le donne americane, che tendono ad avere orari più ridotti, hanno in media tagliato 6 ore ogni 12 mesi. In un mondo che ha scoperto lo smart working e nuove forme di lavoro ibrido, il quiet quitting sembra coinvolgere sempre più persone, soprattutto tra Millennial e Generazione Z, al punto che la società di ricerche di mercato Gallup stima che negli Usa i dipendenti del “minimo indispensabile” rappresentino ormai la metà della forza lavoro.

Europei insoddisfatti del lavoro

E in Europa? Ancora una volta è Gallup a fornire dei dati, con il report "State of the Global Workplace 2022": nel Vecchio Continente solo il 33% dei dipendenti si dichiara appagato dal punto di vista professionale e il 14% si sente coinvolto nell’attività lavorativa.

Gli Italiani, pur citando il lavoro tra ciò che dà senso alla propria vita, sono tra i primi a segnalare preoccupazione, stress e tristezza in ufficio. Delusione, ambizioni perdute, magari a fronte di manager poco empatici che non comprendono le esigenze dei propri dipendenti: in un contesto, quello italiano, in cui si avverte la difficoltà di trovare un nuovo impiego, la via dello "stretto necessario" pare destinata a crescere. Con un grande dubbio: è solo questa la soluzione all'insoddisfazione?

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