Isolati. Il cielo di Gaza è illuminato dalle esplosioni, chi non è fuggito oltre a sopravvivere deve affrontare un grosso problema: l’impossibilità di telefonare e connettersi a una rete. La prima risposta di Israele all’attacco dei miliziani di Hamas avvenuto il 7 ottobre è stata l’interruzione dei servizi di telecomunicazione. Alcuni palestinesi erano ancora in grado di telefonare e accedere a Internet, ma la connessione era discontinua. Poi, il 27 ottobre, mentre Israele si preparava ad espandere le operazioni di terra, su Gaza è sceso il silenzio. «Siamo spiacenti di annunciare la completa interruzione di tutte le comunicazioni e dei servizi internet con la Striscia alla luce dell’aggressione in corso», ha affermato in una nota Paltel, la principale società di telecomunicazioni nei territori palestinesi.
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Intuizione
È a questo punto che la scrittrice egiziana Mirna El Helbawi ha cercato una soluzione per connettere le persone nonostante i continui blackout.
Diritto fondamentale
El Helbawi, insieme a un piccolo gruppo di volontari e una legione di donatori internazionali, afferma di aver ripristinato la connessione telefonica e internet a più di 200.000 palestinesi a Gaza e continuerà il suo progetto fino a che la guerra non sarà finita. «L’accesso alle comunicazioni è un diritto umano fondamentale, tanto importante quanto il cibo e l’acqua», sostiene la scrittrice. Senza la capacità di comunicare, spiega alla Cnn, i civili sulla linea di fuoco non sono in grado di sostenersi a vicenda o chiedere aiuto, gli operatori sanitari non riescono a coordinare gli interventi e i giornalisti non possono documentare i fatti. L’esempio di Mirna ha aperto la strada: Bashar Shaheen, manager giordano che vive a Riad, sta conducendo una campagna simile per fornire e-sim ai palestinesi. «Ho iniziato con un ragazzo a Gaza - riferisce all’agenzia turca Anadolu - Gli mandavo le schede e lui le distribuiva ai suoi colleghi e ai giornalisti. Così il cerchio si è allargato». La prima e-sim che ha ricevuto è stata donata da un’adolescente ed è arrivata a un reporter. Shaheen ha ricevuto finora migliaia di schede e sta lavorando con quattro persone per gestire la distribuzione. Il problema, riflette, è che la maggior parte delle schede funziona solo sui dispositivi più recenti e non tutti sanno come attivarle. Come Mirna El Herbawi, nemmeno il manager di Riad accetta donazioni in contanti. La loro missione è un’altra: «Le persone che hanno ricevuto una e-sim adesso sanno di avere una possibilità», dice.